aktiivinen hiljaisuus

IL SILENZIO ATTIVO

L’ARTE NORDICA DI TACERE CON PRESENZA

Nelle culture nordiche — in particolare in paesi come Finlandia, Norvegia e Svezia — il silenzio non è percepito come un vuoto da colmare, bensì come uno spazio pieno di significato.

A me vengono in mente le lezioni degli animali…. Che dicono e insegnano tanto pur senza usare una singola parola. E la loro presenza è sempre intensa, densa e nutriente.

“L’inquinamento” da parole ha un nome preciso, soprattutto in Finlandia: si parla di “puheensorina” (letteralmente: il brusio inutile delle parole). Possibilmente da evitare.

Da ricercare invece più spesso il silenzio attivo, o “aktiivinen hiljaisuus”.

Nel linguaggio culturale finlandese, il silenzio viene spesso celebrato più delle parole: è segno di intelligenza, rispetto e presenza mentale.

Non a caso, uno dei detti popolari recita: “Le parole sono d’argento, il silenzio è d’oro.

Contrariamente a quanto accade in molte culture mediterranee o anglosassoni, dove il silenzio può essere imbarazzante o persino minaccioso, nei paesi nordici il silenzio è parte integrante della comunicazione.

È un momento in cui le persone sono presenti, unite da un senso condiviso del tempo e dello spazio, senza bisogno di parole.

Questo concetto di “aktiivinen hiljaisuus” implica che il silenzio non è assenza, ma un modo per partecipare attivamente a una relazione, ascoltando profondamente, riflettendo, o semplicemente essendo lì con l’altro.

Di nuovo: gli animali non ci insegnano forse questo amore silenzioso?

(Leggi anche: “Tempo convenzionale e tempo profondo”)

IL SILENZIO COME PRESENZA

Contrariamente a quanto accade in molte culture mediterranee o anglosassoni, dove il silenzio può essere imbarazzante o persino minaccioso, nei paesi nordici il silenzio è parte integrante della comunicazione.

È un momento in cui le persone sono presenti, unite da un senso condiviso del tempo e dello spazio, senza bisogno di parole.

Questo concetto di “aktiivinen hiljaisuus” implica che il silenzio non è assenza, ma un modo per partecipare attivamente a una relazione, ascoltando profondamente, riflettendo, o semplicemente essendo lì con l’altro.

Di nuovo: gli animali non ci insegnano forse questo amore silenzioso?

Naturalmente, non vale se una persona sta sul computer, sullo smartphone o a guardare la TV! In questo caso, non vi è connessione tra i presenti.

IL SILENZIO COME LEGAME

Potersi permettere il silenzio con qualcuno è segno di profonda fiducia. Non c’è bisogno di intrattenere o impressionare l’altro. Il silenzio è considerato un linguaggio a sé: comunica serenità, apertura e rispetto.

In Finlandia, per esempio, è perfettamente normale che due persone passino interi momenti insieme — in macchina, nella sauna, o a cena — senza scambiarsi una sola parola, e senza che questo venga visto come distacco. Anzi, può indicare armonia e connessione non verbale.

Non ritieni che sia utile prendere esempio?

In fondo, non c’è intimità se non si riesce a eliminare il superfluo (le parole) e a restare, insieme, in silenzio.

ALTRE CULTURE CHE PRATICANO IL SILENZIO ATTIVO

Il concetto di silenzio attivo non è esclusivo delle culture nordiche.

Esistono analoghi — talvolta molto antichi — in altre culture del mondo:

  • Giappone: qui il silenzio (chinmoku) è profondamente radicato nella comunicazione. In molte situazioni sociali e professionali, il silenzio è considerato un segno di saggezza, autocontrollo e rispetto.
  • Cina (soprattutto nel contesto confuciano): la riservatezza e il silenzio sono visti come qualità nobili. Parlare troppo può essere indice di superficialità o mancanza di equilibrio interiore.
  • Tradizione buddhista (diffusa in tutta l’Asia): il silenzio è uno strumento di meditazione e consapevolezza.
    Il nobile silenzio è una pratica specifica in molte scuole buddhiste, ed è tuttora osservato nei ritiri spirituali.
  • Indigeni nordamericani: molte tribù, come i Navajo o i Lakota, valorizzano il silenzio come forma di ascolto profondo e connessione con il mondo spirituale. Parlare troppo è considerato poco saggio.

In tutti questi casi, il silenzio non è mancanza, ma presenza piena — spesso più eloquente delle parole stesse.

SILENZIO E VITA MODERNA

Nel contesto attuale, siamo dominati dall’eccesso di tutto. Tra questi, l’inquinamento acustico e – anche – un esubero di parole.

Prova a pensare a come sarebbe la nostra qualità di vita se parlassimo solo quando è utile e dicessimo solo cose profondamente vere e sentite e, altrimenti, condividessimo momenti di silenzio spontaneamente.

Recuperare spazi di silenzio può offrire enormi benefici: migliorare l’ascolto, alzare la soglia di attenzione, ridurre l’ansia, favorire la riflessione e creare relazioni più autentiche.

I paesi nordici, noti per l’alto livello di benessere e qualità della vita, ci insegnano che non tutto ciò che è profondo deve essere detto. In certe situazioni, il modo più potente per comunicare può essere proprio non parlare.

A me queste cose le ha insegnate una gatta…

Che ne dici se proviamo, quando ce ne ricordiamo? E magari parlane con il tuo partner o con qualcuno dei tuoi cari.

Il concetto di “silenzio attivo” ci invita a ripensare il nostro rapporto con la comunicazione.

E forse, in un mondo tanto affollato di suoni, è proprio nel silenzio che possiamo tornare a sentirci davvero vicini — a noi stessi e agli altri.

Puoi raccontare cosa ne pensi o la tua esperienza al riguardo nei commenti qui sotto, grazie!


Il Bosco Femmina, Sonia Serravalli 

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