dipendenza dell'uomo dalla donna

DIPENDENZA DELL’UOMO DALLA DONNA

 

ANCORA UN TABU’

In una società che si crede libera ed emancipata, la dipendenza fisiologica e psicologica dell’uomo dalla donna è rimasta ancora un tabù.

Come sai, uno degli scopi centrali di questo blog/bosco è quello di trovarci qui per sondare le possibilità di una nostra evoluzione, individuale e di conseguenza di coppia.

Tra i tanti temi che interessano il maschile e il femminile, dal punto di vista storico, culturale, sociale, psicologico, letterario, simbolico ed esoterico ve n’è uno di cui si parla poco.

La dipendenza dell’uomo dalla donna.

Dipendenza in parte naturale e fisiologica, in parte e in altri casi psicologica e patologica, indotta. E spesso, purtroppo, resa tale dalla incapacità di accettarne la prima forma (vedasi per esempio il caso dei preti e altri ordini religiosi costretti all’astinenza sessuale).

la dipendenza dell'uomo dalla donna

1) DIPENDENZA NATURALE DELL’UOMO DALLA DONNA

In tutte le cosmogonie delle culture umane, i principi maschili e femminili si compenetrano e si bilanciano.

Solo nella fusione di questi due principi (e ricordo sempre che si tratta anche principi interni a ciascuna persona) si possono raggiungere:

  • il completamento,
  • il superamento dei propri limiti iniziali,
  • una maggiore saggezza,
  • una maggiore conoscenza di sé,
  • una maggiore vastità e in poche parole:
  • una maggiore consapevolezza.

Non parlerò qui del tema complementare, la dipendenza della donna dall’uomo, perché ritengo che la letteratura sul genere sia già più che ampia.
Resta importante distinguere tra “dipendenza” biologica e funzionale al raggiungimento di un livello più alto (sia biologico, che alchemico e coscienziale), e dipendenza in senso strettamente psicanalitico.

Nel libro “Tantra – La via dell’estasi” della coppia Elmar Zadra e Michaela Zadra, mi sono imbattuta in questo brano:

Star bene al maschile

Fare l’amore con una donna rimane spesso, per i maschi, l’unico modo per sentirsi bene e corporalmente soddisfatti.

In fondo, l’uomo è più dipendente dalla donna di quel che vorrebbe essere: non tanto sul piano esistenziale, ma per il suo benessere psicofisico, per la sua felicità sentimentale e corporea. E questa dipendenza, che i maschi difficilmente ammettono, ha tre conseguenze che sono fonte di sofferenza e malumore:

  1. Crea una certa confusione nel rapporto con la donna perché ognuno può facilmente percepire quella dipendenza, ma nessuno ne parla.
    Automaticamente, i maschi scivolano nel ruolo del figlio in età puberale che vuole dimostrare a tutti i costi alla madre che non ha più bisogno di lei.
    Questa configurazione energetica è causa di attriti e di discussioni interminabili, dopo le quali ci sentiamo più lontani che mai dalla donna della quale in realtà abbiamo tanto bisogno.

  2. Quando si osserva un gruppo di uomini, vi si nota spesso un senso come di assenza, una nebbia, o una irritazione inespressa. Parlano di lavoro, di calcio, di progetti… ma non sono presenti completamente, sono tagliati fuori dai loro sentimenti autentici; non si sentono presenti nel loro corpo ed è come se stessero aspettando qualcos’altro. E il mistero si svela non appena vedono passare una donna: tutti si voltano a guardarla. Sembra che ritengano il contatto tra uomini un contatto di seconda qualità, e che qualcosa in loro miri incessantemente al femminile.

  3. Voler essere più indipendenti di quel che si è crea una maschera, una corazza emotiva che preclude ai maschi l’accesso alle forme più sottili della sessualità, a orgasmi più coinvolgenti, e ostacola quel fenomeno che in Oriente si chiama “l’ascesa della Kundalini”.

  4. La sessualità maschile in fondo è più complessa e più delicata di ciò che volgarmente crediamo e che vorremmo far credere alle nostre compagne.
la dipendenza dell'uomo dalla donna

 

2) DIPENDENZA PATOLOGICA DELL’UOMO DALLA DONNA

(conscia o molto più spesso inconscia)

Parlando del caso di Baudelaire, il sito Astrologia Junghiana dice:

“Nel disprezzo per la donna, nella dipendenza emotiva da quest’ultima, nella necessità di non poterne vivere senza, si svolge il dramma del poeta.

La sua misoginia era quindi una dipendenza totale dalla donna.”

Il sito di Mariangela Piotti parla della dipendenza affettiva al maschile in termini psicologici.

“A differenza di quella femminile, la dipendenza affettiva maschile è più mascherata e più drammatica

Un motivo è quello familiare e culturale: l’uomo è spinto a controllare le sue emozioni e gli affetti perché deve apparire forte.

Come si esprime la dipendenza maschile?

Essa si esprime attraverso tre diversi comportamenti:

  • La ricerca del potere;
  • La paura di legarsi ed impegnarsi;
  • La freddezza, tecnicamente “l’anaffettività”.

LA PAURA DI LEGARSI

Gli uomini – in genere – si vantano di essere indipendenti e liberi, cercano la libertà e rifuggono i legami eppure è raro che non abbiano legami.

I legami poi o s’interrompono precocemente in nome della libertà o sono portati avanti, ma il partner è vittima di manipolazioni psicologiche e/o deprivazione affettiva.

L’anaffettività è tipica di quegli uomini che invece cedono al bisogno di relazione, ma poi compensano la propria paura con un atteggiamento che non dà spazio al calore, alla tenerezza, ai gesti affettuosi.

Questo atteggiamento spesso porta all’esasperare la partner perché è come se l’uomo stesse con lei per farle un piacere, ma manifestamente “scoglionato”.

L’uomo anaffettivo inoltre è facilmente riconoscibile dal fatto che svaluta la sua partner.

La strategia inconscia che sottende quest’atteggiamento è rivolta a convincere la partner di non avere alcun valore e, pertanto, di essere fortunata d’avere accanto un uomo il quale, nonostante i suoi difetti, la tollera. Tale strategia è ovviamente funzionale a evitare l’abbandono.

Se la donna, alla fine, non ce la fa più e si allontana, i tentativi di ricondurla al suo posto sono incessanti, ma non si associano mai alla confessione dell’affetto e del bisogno.

Quando essi riescono vani, e l’uomo non ce la fa ad avviare un altro rapporto con le stesse caratteristiche del precedente o, al limite, a rifugiarsi presso la madre, si danno paurosi crolli dell’identità personale.

L’iperprotezione materna condiziona i figli a dipendere da una figura femminile, e ciò esaspera le donne evolute.

Il problema è che gli uomini, non meno delle donne, sono vittime di una tradizione che impone loro di controllare le emozioni e l’affettività e di vergognarsene profondamente.”

maschile e femminile

L’UOMO LIBERO ED EVOLUTO

A questo punto, quale sarà il modello da seguire?

Premesso che naturalmente nei decenni a venire ci aspettano tanta “palestra” e tanto esercizio per liberarci dai condizionamenti e dai tabù più inconsapevoli e annidati dentro, ereditati dai secoli scorsi, a cosa dobbiamo mirare?

Come in questo blog/bosco spesso si ripete, la donna (o comunque, il principio femminino) sarà fondamentale nell’attuare il passaggio da un uomo represso, incompleto, deviato, ferito, snaturato, sbilanciato o comunque compresso o non-libero all’uomo evoluto della coppia (consapevole) del presente e del futuro.

(QUI IL MIO LIBRO “IL MASCHILE SACRO”)

Sarà la donna l’accompagnatrice e colei che aprirà la via al mondo emotivo da affrontare. Lo sostiene anche Osho nel libro “Il mistero maschile“, così come lo sostengono tanti Maestri.

Ne ha più familiarità ed è stato il Femminile ad oscurarsi, sia nel mondo, con l’oppressione della donna, sia all’interno dell’uomo, con l’oppressione del principio femminile, presente in ogni persona.

Gli uomini che meglio si adatteranno all’evoluzione di consapevolezza in corso nel mondo per entrambi i generi, saranno proprio gli uomini che più che mai accetteranno il loro bisogno della figura femminile (sia essa fuori o dentro di sé). Che accetteranno di abbracciare in sé questa naturale e fisiologica, oltre che psicologico-mitica, co-dipendenza (non psichica né emotiva), senza opporvisi, ma, al contrario, celebrandola.

la dipendenza dell'uomo dalla donna

Certi artisti e poeti in passato sono già riusciti a farlo, ma sono casi rari e quasi sempre già dotati per natura di un animo femminile molto sviluppato, accogliente, in grado della giusta morbidezza per esporre apertamente il proprio amore e celebrarlo, in grado di andare oltre i concetti imposti di virilità.

Quello che è necessario per l’uomo per liberarsi dai propri limiti, prima imposti da educazione e società e poi divenuti auto-imposti, sono l’esporsi e il rendersi disponibile a lavori di gruppo, a parlare di più tra di loro, a partecipare a seminari e forme d’arte e di scambio che coinvolgano l’utilizzo di tutti i sensi e l’idea di un lavoro interiore.

Devono cessare i tabù tra uomo e donna e la mancanza di informazione reciproca.

Deve cessare la presenza quasi esclusivamente femminile in circoli di yoga, danza, arte-terapia, meditazione e lettura: gli uomini devono intraprendere anch’essi il loro viaggio nel “femminino”, il loro viaggio dell’eroe, verso la consapevolezza, per una vita più soddisfacente.

Gli ambienti devono bilanciarsi con pari energie Maschile-Femminile. E lo stesso deve avvenire nelle coppie, per il bene di entrambi.

la dipendenza dell'uomo dalla donna

Se gli uomini vogliono raggiungere un vero benessere, dovranno affrancarsi dalle immagini imposte di durezza, di impenetrabilità, di corazza, di invulnerabilità, di indipendenza assoluta. Ma anche della pornografia, l’opposto della Sessualità sacra (articolo qui)

Gli uomini dovranno vincere ogni ombra di omofobia per diventare davvero Uomini.

Dovranno sforzarsi di conoscere se stessi, espandere le proprie percezioni e sensibilità.

Sondare i propri sentimenti da tutti i punti di vista, condividerli, rappresentarli. Farne arte, farne celebrazione orgogliosa.
Imparare a parlare di più, a condividere di più. Anche tra di loro, oltre che con la donna.

E se proprio vogliamo continuare a parlare di eroi: beh, gli uomini-eroi non saranno più quelli inaccessibili e tutti d’un pezzo, gli uomini che non ritengono nemmeno che emozioni e sentimenti possano far parte della loro virilità, nella sua massima espressione.

(Il nuovo eroe: articolo qui)

Al contrario, i veri eroi saranno coloro in grado di donarsi a una donna, senza paura di perdersi e vincendo a spada tratta la paura di venire abbandonati, di perdere tutto o di cadere fuori.

la principessa sogna il principe

Non partecipare attivamente a un lavoro simile può solo avere come conseguenza il perpetrarsi di una società e di scambi di coppia limitati, deformati quando non nocivi. Mentre la prima potenzialità di un rapporto di coppia verrebbe di nuovo sprecata: la coppia vista come una sorta di potenziatore di consapevolezza e potenzialità, che il lavoro fatto in solitudine raramente fornisce.

Buona “palestra” a tutti voi – sarei onorata di trovare opinioni ed esperienze di uomini e donne qui sotto, nei commenti.
Grazie.

QUESTO TESTO E’ STATO INSERITO NEL LIBRO “IL MASCHILE SACRO”


⇒ ⇒ ⇒ I MIEI LIBRI

Sonia SerravalliARMONIZZAZIONE DELL’ANIMA

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26 Commenti

  1. ho letto
    bellissimo!
    concordo su tutto,anche se questa mancanza d rapporti “autentici” e profondi al giorno d’oggi mancano in generale,non solo tra gli uomini ma tra loro sicuramente di più difficilmente vanno in profondità, cosa rara…..ho 3 uomini in casa, non riesco ad oltrepassare lo strato superficiale
    ……però ci sono le eccezioni che……fino ad un anno fa io ero solo maschile, anafettiva, fredda, avevo assorbito appieno i condizionamenti di questa società ,come un uomo
    baci
    scrivi divinamente
    é il tuo Daimon

    1. Grazie di cuore Vanna!
      Sì la scrittura per me è sembre stata croce e delizia, a volte quasi un handicap, nel senso che non mi ci posso sottrarre… ma senza sarei un’altra persona.
      Tra un lavoro fisso e non poter scrivere e scrivere liberamente e dormire sotto un ponte sceglierei la seconda 😀
      Mi fa piacere che l’articolo ti sia piaciuto! 🙂

  2. Articolo bellissimo. Gli uomini italiani sono indietro anni luce. Mi auguro che altri uomini europei piu’ emancipati si in camminino su questa strada.

  3. Articolo interessante sul approccio, atteggiamento e modo per le relazioni di oggi… Ma ora chiedo: come fa un’uomo o una donna a dare il proprio cuore all’altro/a senza aver paura di un possibile abbandono?? … Come posso accettare, amare una persona tenendo conto che questa/o un giorno mi può abbandonare in modo innaturale? Parlo ora da lasciato qualche mese fa su una relazione durata neanche un’ anno … 🙁 … Aggiungo che sono particolarmente incazzato con l’indottrinamento che abbiamo ricevuto dalla chiesa: lavoro casa famiglia … Come spieghi bene nel tuo articolo la realta oggi é ben diversa … Boh si vedrà altrimenti amen al desiderio di condividere la mia vita con qualcuno, ma amen proprio!

    1. Caro Alan,
      ti ringrazio tanto del tuo interessante commento e chiedo scusa per il ritardo.
      Hai toccato una domanda chiave: come fa un’uomo o una donna a dare il proprio cuore all’altro/a senza aver paura di un possibile abbandono?
      Il fatto è che, se e quando si è disposti ad arrivare all’altro lato di se stessi, ad un “vivere totale” come lo chiamo io, non esiste altro modo.
      Dunque, per arrivare a compiere questo gesto di amore e di eroismo, è necessaria preparazione.
      – L’integrazione del pensiero della morte (= puoi cadere, morire e rinascere).
      – L’amore per se stessi (la consapevolezza che può passarti sopra un treno ma tu non ti tradisci, tu per te ci sei e che se qualcosa va storto il sole continuerà a sorgere, e tu tornerai a stare bene e meglio di prima).
      – La consapevolezza che nulla avviene per caso, e che non è detto che qualcosa che ci sembra negativo non sia in realtà un passaggio per qualcosa di ancora più alto e adeguato a noi – lo riconosciamo sempre dopo.
      – La capacità e anche la piacevolezza di stare da soli (con se stessi!) prima di coinvolgersi del tutto in un altro/a (Osho: “Solo se hai sconfitto la paura della solitudine sarai capace di amare.
      Solo se ami la solitudine, ogni momento vissuto con l’altro diventa una scelta d’amore.” “Stare bene da soli è impegnativo, ma fondamentale per stare bene in due.”)
      – Tanto coraggio, il coraggio di attraversare l’altro per tornare a se stessi diversi. Sempre Osho:
      “L’amore è essenziale. Devi perdere te stesso per riconquistarti.

      L’amore è la sola possibilità di perdere se stessi totalmente.

      Quando sei perso totalmente, allora riuscirai a ricordarti cos’hai fatto.”

      Grazie ancora Alan e non smettere mai di lavorare alla visione di ciò che vuoi e che meriti!

      1. Scusa se cito sempre Osho, ma oggi ho sotto lui: “Ci vuole coraggio per amare, perché si rimane indifesi, scoperti, vulnerabili.

        Quando diamo qualcosa ci aspettiamo in cambio una ricompensa, ma con i sentimenti questa strategia non funziona.

        Donare senza aspettative è l’unica possibilità che abbiamo per non rimanere feriti e per incontrare, magari, chi sa apprezzare il nostro dono.

        Non ci sono certezze, l’unico punto fermo in questo mare di variabili rimane la consapevolezza di aver dato tutto quello che sapevamo di poter dare. Con la coscienza a posto, non ci resta che attendere i risultati.”

        1. Stavo per scriverlo io. L’ho sempre verificato:
          “Per amare serve coraggio, per questo l’amore non è alla portata di tutti”.
          Ho amato tanto e perso, si soffre tanto, sia tu femmina o maschio, si soffre, ma dopo tempi fisiologici diversi per ognuno, ci si rialza e non si riesce a pentirsi di quell’amore donato. A volte donato a chi non lo merita (perché si scopre la vera natura dell’altro) ma quando dai ciò che di meglio hai dentro inconsciamente ci guadagni anche tu, in conoscenza del tuo potenziale amorevole e dunque come fai a pentirti? Se non avessi dato tanto senza riserve né schemi o interessi subdoli, non avrei mai saputo quanto grande è il mio amore, cosa son capace di creare.
          Quindi ama e non cercare un immediato tornaconto, non progettare, sii comunque consapevole che tutto può esaurirsi, anche da parte tua, quindi non fartene e non farne una colpa. Male che vada tu non avrai rimpianti.
          Ed alla fine, se c’è stata sincerità da parte di entrambi, rimane un meravoglioso rapporto d’amicizia.

    2. te lo spieghi pensando che anche a te può capitare di lasciare .. anche a te può capitare di rifiutare le attenzioni di una donna molto attratta ed innamorata di te. fa parte della vita . non è detto una relazione sia eterna .. Non so i motivi per i quali tra voi due è finita, li sai e puoi approfondire solo tu, per evitare di portare gli stessi errori, le stesse incomprensioni, le stesse mancanze in storie successive. Poi mi auguro che vi siate lasciati con rispetto, che lei a sua volta ti abbia fatto capire le ragioni ,cosa si aspettava, cosa sperava, cosa non è andato e persino dove ha sbagliato .. ma è andata così, perchè serve a dare senso all’accaduto. C’è da avere pazienza, è una delusione .. un investimento affettivo che non è andato bene, ma si supera. D’altra parte se lei fosse rimasta sarebbe stata infelice: questo volevi? non credo, e il bel tempo passato ormai è andato, si darà con un’altra donna .. prima o poi. Il rischio è non fidarsi più, ma questo articolo spiega bene quali fantasmi si devono fronteggiare.

    3. Ad Alan, di cui condivido pienamente i crucci,per diretta e lunga esperienza di vita e,quindi,verifiche pragmatiche,nego che le responsabilita’ dei fallimenti amorosi siano effeti di qualunque religione , vessiilo sempre di Amore.Causa prima sono la banalizzazione e la commercializzazione dell ‘ argomento, svuotato della genuina sfera sentimentale..Il tabu’ dell’ abbandono, per chi ama, e’ un orizzonfe dannante di bene e paura, eterno…oggi, se ne abusa.Le persone non sono oggetti inerti.Il necassario a volte scontro e’ inevitabile nella dialettica umana.Bisogna superarla.Le auguro l’ ambita meta oltre alla previsione di uno stato psicologico sereno…Saluti cordiali Tml

  4. Analizzate in base ai principi teorici che sorreggono le vostre affascinanti teorie il rapporto di morte Giulia/Filippo spiegando come in concreto l’uomo debba raggiungere l’equilibrio per pensare “ti amo e poichè voglio la tua felicità lasciami pure e vai l’altro di cui dici di esserti innamorata”. In questo caso i sentimenti sono dominati dalla razionalità che in campo amoroso è una dote molto difficile da usare.

    1. Ritengo ciò che dici molto grave, ma si vede che non hai mai provato l’amore vero.
      L’amore vero, scevro da dipendenze (che amore non sono), sussiste e vive benisssimo anche senza l’altro.
      Amo un uomo da anni, senza nemmeno incrociarlo più. L’amore non passa, perché è più grande di spazio e tempo.
      Mi dispiace molto che tu lo confonda con questi attaccamenti di bassa lega. Ti auguro di provarlo, ti brucia e ti spalanca per sempre – altroché trattenere o uccidere.

  5. GRazie dei tuoi articoli che ho iniziato a leggere e meditare e approfondire, proprio nel mezzo del mio percorso terapeutico in una fase dolorosa e vera del rapporto con la mia compagna. Non sono state solo “idee” ma ho sentito e sento esprimere stati d’animo difficili proprio da “sentire”, sperimentare e conoscere.
    Giovanni

  6. Mi scusi ma non comprendo bene l ultimo periodo dove si parla del:
    Il perpetrarsi di una società e di scambi di coppia limitati, deformati quando non nocivi. Mentre la prima potenzialità di un rapporto di coppia verrebbe di nuovo sprecata: la coppia vista come una sorta di potenziatore di consapevolezza e potenzialità, che il lavoro fatto in solitudine raramente fornisce.
    Mi piacerebbe capire

    1. Nella nostra società il rapporto di coppia è stato basato quasi ssempre sul bisogno.
      Questo non solo non fa evolvere le persone, ma gli si ritorce contro. Precludendo loro UN MONDO.
      Il vero potere dell’amore si trova nei concetti di coppia sacra, sessualità sacra, Tantra come filosofia di vita e la società ddell’amor corrtese, loro sì che avevano fondato una società basata sull’amore – non a caso sono stati sterminati nella crociata degli Albigesi: https://www.ilboscofemmina.com/leducazione-sentimentale/

  7. E’ un articolo sicuramente interessante e che solleva molti punti validi, ma IMHO è abbastanza idealistico e mi suona “a metà”; cioè immerso in quell’idealismo, trascura molti punti concreti che rendono la questione assai più complicata in pratica. Per esempio:
    – La pressione sul maschio a comportarsi da “eroe” stoico, slegato dal suo sentire, è stata dettata anche dal bisogno sociale di spingere l’uomo a sacrificarsi per proteggere la società stessa (incluse le donne). Un uomo sensibile non va in guerra, non è adatto a combattere.
    Sul piano relazionale, la maggioranza delle donne predilige ancora un uomo forte, sicuro di sé, guerriero e “vincente”; snobba un uomo sensibile e che mostra le sue fragilità. Chi scrive qui dentro non sarà d’accordo, ma non crediate di rappresentare l’intero genere femminile; siete piuttosto una piccola minoranza.
    – All’inizio si accenna alla dipendenza maschile dall’unione sessuale per sentirsi felice e appagato. Ottimo, perché sembra diventato un tabù. Ma poi si trascura di considerare quanto spesso le donne siano indisponibili su quel piano, o di come il desiderio femminile cali drammaticamente nelle coppie di lunga durata. Questo contribuisce alla conflittualità uomo-donna, e non è ascrivibile solo agli uomini “anaffettivi”.
    – Si parla – e giustamente – delle tante mancanze maschili: emotive, affettive e di consapevolezza. Ma si trascura di notare le equivalenti mancanze femminili: non è che tutte le donne siano emotivamente equilibrate, generose e amorevoli, sagge ed armoniose. Una gran quantità sono squilibrate, egoiste, opportuniste e manipolatrici. Per cui gli uomini sono solo “metà del problema”.

    Insomma, mi sembra che l’articolo sia viziato da una prospettiva “ingenuamente femminista” che vede le donne come naturalmente sagge e connesse, per cui gli uomini dovrebbero imitarle e poi si vivrebbe tutti felici e contenti. 😉
    Io credo che la realtà sia molto più complicata e variegata, e che non esistano soluzioni semplici. Inoltre, uomini e donne sono per molti aspetti diversi, quindi tendono a volere cose diverse. Ci si può venire incontro, ma non ci sarà mai una totale identità di vedute: maschile e femminile restano diversi E complementari.

    1. Caro Valter,
      grazie per il tuo ricchissimo contributo!
      Rispondo al tuo primo punto: certo che la donna desidera un uomo forte e protettivo, il problema è che la vera forza non è quella di chi va in guerra o partecipa alle risse: bisogna che il significato delle parole torni occupato dal contenuto che era il loro autentico! Mentre il senso, nel patriarcato, è stato traslato verso ciò che è distruttivo (per tutti, tranne che per una piccola oligarchia, che comunque non credo possa vivere senza ossigeno neppure lei…).

      Punto 2: l’indisponibilità femminile alla sessualità viene da tanti fattori diversi: sospetto e paura dell’ “uomo – potenzialmeente – maltrattante” di oggi (lo era anche prima ma ora ne siamo consapevoli);
      sessualità maschile base e non evoluta o sensibile (sessualità olistica e tantrica, che a noi viene abbastanza naturale per via di come siamo fatte (certo non a tutte…) – c’è tanto su questo in questo blog – parole chiave: sesso lento, sesso sacro, tantra, ecc.);
      incomprensione e tabu’ maschile, o di entrambi, nel confronto (le sessualità m e f viaggiano su 2 piani diversissimi);
      età e cambiamenti ormonali nelle donne (ancora un tabù); età e andropausa maschile (ancora più tabù);
      traumi infantili su cui non si lavora;
      tabù religiosi, ancora presenti dopo millenni nel nostro DNA;
      ecc. ecc.

      Sul punto 3 rispondo come a una parte dei commenti che mi arrivano sotto i post e nnon mi stancherò mai di dirlo: un articolo tratta un tema, un altro ne tratta un altro. Voglio approfondirne uno a uno, un articolo o un post non possono contenere un intero saggio. Poi ci sono anche i miei libri, in cui ho trattato (così come nel blog) anche una serie infinita di squilibri femminili: stalkeraggio, manipolazione, dipendenze, errori commessi nel patriarcato, ecc. ecc. E di cui, ricordo, due sono sul Maschile sacro.
      Resta che incrociamo sempre quello che ci serve per la nostra evoluzione, per cui, per esempio, se incroci una donna egoista o squilibrata, probabilmente è perché devi ancora lavorare un po’ sui tuoi sani confini e sulla protezione (nnon chiusura). O su una madre che è stata invasiva. Ecc. ecc. ecc.

      GUAI AL MONDO se la crescita personale e l’evoluzione maschile andassero a coincidere con un mero “imitare le donne”, significherebbe 1) che non avremmo capito niente 2) che stiamo negando perfino l’esistenza di metà dell’universo e di tutto l’universo del Maschile sacro 3) che tutti i miei libri e seminari (e centinaia di altri saggi nel mondo) non sono proprio valsi a niente…

      Sulla tua ultima frase: non ho MAI detto che uomini e donne siano complementari al 100%, anzi, dico sempre che secondo me lo sono al 70%, oppure meno; il resto, secondo me, è un terreno ancora tutto da scoprire.

      Spero di averti risposto,
      ciao,
      Sonia Serravalli

  8. Cara Sonia,questo articolo lo trovo davvero istruttivo e ben scritto.L’ho riletto più volte ed ho letto tutti i commenti notando che la discussione tende spesso a perdere un po’ di vista il nucleo fondante del pensiero esplicitato che affronta la necessità di un incontro tra maschile ed femminile soprattutto in termini di consapevolezza per noi uomini di essere dotati anche di quest’ultima.
    I blocchi,le paure dei giudizi esterni,le convenzioni nel tempo hanno voluto una netta separazione tra uomo e donna individui,al punto da tracciare un notevole confine anche educativo che i maschi non dovevano travalicare poiché vi era a rischio l’identità sessuale e il riconoscimento come “sani”.Basta notare ancora oggi le preoccupazioni di molti genitori se un bambino dovesse aver desiderio di giocare con le bambole o giochi ritenuti da femminucce,o se magari manifesta una paura che in maniera spicciola viene stroncata come una debolezza da bambine
    Questo incide molto sullo sviluppo sano di un uomo che dovrebbe esse capace di integrare ogni parte della propria personalità ed in più lo indirizza verso una menomazione della realtà che associa il concetto di femminile=debolezza.Da qui quindi il maschile sopprime il femminile,perché l’uomo è tale solo laddove lui stesso avrà rifuggito qualunque timore che in lui ci sia qualcosa di femmineo.Unica guida alla “ricongiunzione” verso un femminino è la ricerca del piacere sessuale dal corpo femminile,attraverso l’organo genitale,ragion per cui per molti il sesso rimane solo un attività in cui si afferma e si conferma la propria identità e non un incontro tra cielo e terra ,come narra il mito grego di Urano e Gea in cui Urano corrisponde a Gea in ogni sua parte, sono un sotto e un sopra che si coprono a vicenda: Urano è coricato e disteso sulla Terra che lo ha generato e la ricopre interamente, come se fosse incollato a lei dando vita ad un doppio simmetrico che ci pone di fronte a un femminile e a un maschile distinti ma praticamente fusi.
    La fusione è amore per se stessi e per la parte più profonda di noi.
    Un caro saluto e un augurio di gioia✌️🙂

    1. Grazie di cuore per il tuo contributo Alessandro, molto bello e concordo con te, appena avrò un attimo posso condividere questo tuo commento, o una sua parte, come post?
      Spero tu sia già, se usi FB, nel gruppo privato “Il Maschile sacro”. Grazie e un abbraccio!

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