ANCORA UN TABU’
In una società che si crede libera ed emancipata, la dipendenza fisiologica e psicologica dell’uomo dalla donna è rimasta ancora un tabù.
Come sai, uno degli scopi centrali di questo blog/bosco è quello di trovarci qui per sondare le possibilità di una nostra evoluzione, individuale e di conseguenza di coppia.
Tra i tanti temi che interessano il maschile e il femminile, dal punto di vista storico, culturale, sociale, psicologico, letterario, simbolico ed esoterico ve n’è uno di cui si parla poco.
La dipendenza dell’uomo dalla donna.
Dipendenza in parte naturale e fisiologica, in parte e in altri casi esasperata e patologica. E spesso, purtroppo, resa tale dalla incapacità di accettarne la prima forma.

1) DIPENDENZA NATURALE DELL’UOMO DALLA DONNA
In tutte le cosmogonie delle culture umane, i principi maschili e femminili si compenetrano e si bilanciano.
Solo nella fusione di questi due principi (e ricordo sempre che si tratta anche principi interni a ciascuna persona) si possono raggiungere:
- il completamento,
- il superamento dei propri limiti iniziali,
- una maggiore saggezza,
- una maggiore conoscenza di sé,
- una maggiore vastità e in poche parole:
- una maggiore consapevolezza.
Non parlerò qui del tema complementare, la dipendenza della donna dall’uomo, perché ritengo che la letteratura sul genere sia già più che ampia.
Resta importante distinguere tra “dipendenza” biologica e funzionale al raggiungimento di un livello più alto, e dipendenza in senso strettamente psicanalitico.
Nel libro che sto leggendo, “Tantra – La via dell’estasi” di Elmar Zadra e Michaela Zadra, mi sono imbattuta in questo brano:
“Star bene al maschile
Fare l’amore con una donna rimane spesso, per i maschi, l’unico modo per sentirsi bene e corporalmente soddisfatti. In fondo, l’uomo è più dipendente dalla donna di quel che vorrebbe essere: non tanto sul piano esistenziale, ma per il suo benessere psicofisico, per la sua felicità sentimentale e corporea. E questa dipendenza, che i maschi difficilmente ammettono, ha tre conseguenze che sono fonte di sofferenza e malumore:
- Crea una certa confusione nel rapporto con la donna perché ognuno può facilmente percepire quella dipendenza, ma nessuno ne parla. Automaticamente, i maschi scivolano nel ruolo del figlio in età puberale che vuole dimostrare a tutti i costi alla madre che non ha più bisogno di lei. Questa configurazione energetica è causa di attriti e di discussioni interminabili, dopo le quali ci sentiamo più lontani che mai dalla donna della quale in realtà abbiamo tanto bisogno.
- Quando si osserva un gruppo di uomini, vi si nota spesso un senso come di assenza, una nebbia, o una irritazione inespressa. Parlano di lavoro, di calcio, di progetti… ma non sono presenti completamente, sono tagliati fuori dai loro sentimenti autentici; non si sentono presenti nel loro corpo ed è come se stessero aspettando qualcos’altro. E il mistero si svela non appena vedono passare una donna: tutti si voltano a guardarla. Sembra che ritengano il contatto tra uomini un contatto di seconda qualità, e che qualcosa in loro miri incessantemente al femminile.
- Voler essere più indipendenti di quel che si è crea una maschera, una corazza emotiva che preclude ai maschi l’accesso alle forme più sottili della sessualità, a orgasmi più coinvolgenti, e ostacola quel fenomeno che in Oriente si chiama “l’ascesa della Kundalini”.
- La sessualità maschile in fondo è più complessa e più delicata di ciò che volgarmente crediamo e che vorremmo far credere alle nostre compagne.

2) DIPENDENZA PATOLOGICA DELL’UOMO DALLA DONNA
(conscia o molto più spesso inconscia)
Parlando del caso di Baudelaire, il sito Astrologia Junghiana dice:
“Nel disprezzo per la donna, nella dipendenza emotiva da quest’ultima, nella necessità di non poterne vivere senza, si svolge il dramma del poeta. La sua misoginia era quindi una dipendenza totale dalla donna.”
Il sito di Mariangela Piotti parla della dipendenza affettiva al maschile in termini psicologici.
“A differenza di quella femminile, la dipendenza affettiva maschile è più mascherata e più drammatica. Un motivo è quello familiare e culturale: l’uomo è spinto a controllare le sue emozioni e gli affetti perché deve apparire forte.
Come si esprime la dipendenza maschile?
Essa si esprime attraverso tre diversi comportamenti:
- La ricerca del potere;
- La paura di legarsi ed impegnarsi;
- La freddezza, tecnicamente “l’anaffettività”.
LA PAURA DI LEGARSI
Gli uomini – in genere – si vantano di essere indipendenti e liberi, cercano la libertà e rifuggono i legami eppure è raro che non abbiano legami.
I legami poi o s’interrompono precocemente in nome della libertà o sono portati avanti, ma il partner è vittima di manipolazioni psicologiche e/o deprivazione affettiva.
L’anaffettività è tipica di quegli uomini che invece cedono al bisogno di relazione, ma poi compensano la propria paura con un atteggiamento che non dà spazio al calore, alla tenerezza, ai gesti affettuosi.
Questo atteggiamento spesso porta all’esasperare la partner perché è come se l’uomo stesse con lei per farle un piacere, ma manifestamente “scoglionato”.
L’uomo anaffettivo inoltre è facilmente riconoscibile dal fatto che svaluta la sua partner.
La strategia inconscia che sottende quest’atteggiamento è rivolta a convincere la partner di non avere alcun valore e, pertanto, di essere fortunata d’avere accanto un uomo il quale, nonostante i suoi difetti, la tollera. Tale strategia è ovviamente funzionale a evitare l’abbandono.
Se la donna, alla fine, non ce la fa più e si allontana, i tentativi di ricondurla al suo posto sono incessanti, ma non si associano mai alla confessione dell’affetto e del bisogno.
Quando essi riescono vani, e l’uomo non ce la fa ad avviare un altro rapporto con le stesse caratteristiche del precedente o, al limite, a rifugiarsi presso la madre, si danno paurosi crolli dell’identità personale.
L’iperprotezione materna condiziona i figli a dipendere da una figura femminile, e ciò esaspera le donne evolute.
Il problema è che gli uomini, non meno delle donne, sono vittime di una tradizione che impone loro di controllare le emozioni e l’affettività e di vergognarsene profondamente.”

L’UOMO LIBERO ED EVOLUTO
A questo punto, quale sarà il modello da seguire?
Premesso che naturalmente nei decenni a venire ci aspettano tanta “palestra” e tanto esercizio per liberarci dai condizionamenti e dai tabù più inconsapevoli e annidati dentro, ereditati dai secoli scorsi, a cosa dobbiamo mirare?
Come in questo blog/bosco spesso si ripete, la donna (o comunque, il principio femminino) sarà fondamentale nell’attuare il passaggio da un uomo represso, incompleto, deviato, o sbilanciato o comunque compresso o non-libero all’uomo evoluto della coppia (consapevole) del presente e del futuro.
Sarà la donna l’accompagnatrice e colei che aprirà la via al mondo emotivo da affrontare. Lo sostiene anche Osho nel libro “Il mistero maschile“, così come lo sostengono tanti Maestri.
Ne ha più familiarità ed è stato il Femminile ad oscurarsi, sia nel mondo, con l’oppressione della donna, sia all’interno dell’uomo, con l’oppressione del principio femminile, presente in ogni persona.
Gli uomini che meglio si adatteranno all’evoluzione di consapevolezza in corso nel mondo per entrambi i generi, saranno proprio gli uomini che più che mai accetteranno il loro bisogno della figura femminile (sia essa fuori o dentro di sé). Che accetteranno di abbracciare in sé questa naturale e fisiologica, oltre che psicologico-mitica, co-dipendenza (non psichica né emotiva), senza opporvisi, ma, al contrario, celebrandola.

Certi artisti e poeti in passato sono già riusciti a farlo, ma sono casi rari e quasi sempre già dotati per natura di un animo femminile molto sviluppato, accogliente, in grado della giusta morbidezza per esporre apertamente il proprio amore e celebrarlo, in grado di andare oltre i concetti imposti di virilità.
Quello che è necessario per l’uomo per liberarsi dai propri limiti, prima imposti da educazione e società e poi divenuti auto-imposti, sono l’esporsi e il rendersi disponibile a lavori di gruppo, a seminari e forme d’arte e di scambio che coinvolgano l’utilizzo di tutti i sensi e l’idea di un lavoro interiore.
Devono cessare i tabù tra uomo e donna e la mancanza di informazione reciproca.
Deve cessare la presenza quasi esclusivamente femminile in circoli di yoga, danza, arte-terapia, meditazione e lettura: gli uomini devono intraprendere anch’essi il loro viaggio nel “femminino”, verso la consapevolezza, per una vita più soddisfacente.
Gli ambienti devono bilanciarsi con pari energie Maschile-Femminile. E lo stesso deve avvenire nelle coppie, per il bene di entrambi.

Se gli uomini vogliono raggiungere un vero benessere, dovranno affrancarsi dalle immagini imposte di durezza, di impenetrabilità, di corazza, di invulnerabilità, di indipendenza assoluta. Ma anche della pornografia, l’opposto della Sessualità sacra (articolo qui).
Gli uomini del futuro dovranno vincere ogni ombra di omofobia per diventare davvero Uomini.
Dovranno sforzarsi di conoscere se stessi, espandere le proprie percezioni e sensibilità.
Sondare i propri sentimenti da tutti i punti di vista, condividerli, rappresentarli. Farne arte, farne celebrazione orgogliosa.
Imparare a parlare di più, a condividere di più.
Anche tra di loro, oltre che con la donna.
E se proprio vogliamo continuare a parlare di eroi: beh, gli uomini-eroi non saranno più quelli inaccessibili e tutti d’un pezzo, gli uomini che non ritengono nemmeno che emozioni e sentimenti possano far parte della loro virilità, nella sua massima espressione.
Al contrario, i veri eroi saranno coloro in grado di donarsi a una donna, senza paura di perdersi e vincendo a spada tratta la paura di venire abbandonati, di perdere tutto o di cadere fuori.

Non partecipare attivamente a un lavoro simile può solo avere come conseguenza il perpetrarsi di scambi di coppia limitati, deformati quando non nocivi.
Mentre la prima potenzialità di un rapporto di coppia verrebbe di nuovo sprecata: la coppia vista come una sorta di potenziatore di consapevolezza e potenzialità, che il lavoro fatto in solitudine raramente fornisce.
Buona “palestra” a tutti voi – sarei onorata di trovare opinioni ed esperienze di uomini e donne qui sotto, nei commenti.
Grazie.
⇒ ⇒ ⇒ I MIEI LIBRI
ARMONIZZAZIONE DELL’ANIMA
Se ti piace quello che leggi qui o nei miei libri, VEDI COME SOSTENERE IL MIO LAVORO SU PATREON
ho letto
bellissimo!
concordo su tutto,anche se questa mancanza d rapporti “autentici” e profondi al giorno d’oggi mancano in generale,non solo tra gli uomini ma tra loro sicuramente di più difficilmente vanno in profondità, cosa rara…..ho 3 uomini in casa, non riesco ad oltrepassare lo strato superficiale
……però ci sono le eccezioni che……fino ad un anno fa io ero solo maschile, anafettiva, fredda, avevo assorbito appieno i condizionamenti di questa società ,come un uomo
baci
scrivi divinamente
é il tuo Daimon
Grazie di cuore Vanna!
Sì la scrittura per me è sembre stata croce e delizia, a volte quasi un handicap, nel senso che non mi ci posso sottrarre… ma senza sarei un’altra persona.
Tra un lavoro fisso e non poter scrivere e scrivere liberamente e dormire sotto un ponte sceglierei la seconda 😀
Mi fa piacere che l’articolo ti sia piaciuto! 🙂
Articolo bellissimo. Gli uomini italiani sono indietro anni luce. Mi auguro che altri uomini europei piu’ emancipati si in camminino su questa strada.
Grazie Laura di questo bellissimo feedback, grazie al tuo intervento ora riposterò l’aticolo. Buona vita!
Articolo interessante sul approccio, atteggiamento e modo per le relazioni di oggi… Ma ora chiedo: come fa un’uomo o una donna a dare il proprio cuore all’altro/a senza aver paura di un possibile abbandono?? … Come posso accettare, amare una persona tenendo conto che questa/o un giorno mi può abbandonare in modo innaturale? Parlo ora da lasciato qualche mese fa su una relazione durata neanche un’ anno … 🙁 … Aggiungo che sono particolarmente incazzato con l’indottrinamento che abbiamo ricevuto dalla chiesa: lavoro casa famiglia … Come spieghi bene nel tuo articolo la realta oggi é ben diversa … Boh si vedrà altrimenti amen al desiderio di condividere la mia vita con qualcuno, ma amen proprio!
Caro Alan,
ti ringrazio tanto del tuo interessante commento e chiedo scusa per il ritardo.
Hai toccato una domanda chiave: come fa un’uomo o una donna a dare il proprio cuore all’altro/a senza aver paura di un possibile abbandono?
Il fatto è che, se e quando si è disposti ad arrivare all’altro lato di se stessi, ad un “vivere totale” come lo chiamo io, non esiste altro modo.
Dunque, per arrivare a compiere questo gesto di amore e di eroismo, è necessaria preparazione.
– L’integrazione del pensiero della morte (= puoi cadere, morire e rinascere).
– L’amore per se stessi (la consapevolezza che può passarti sopra un treno ma tu non ti tradisci, tu per te ci sei e che se qualcosa va storto il sole continuerà a sorgere, e tu tornerai a stare bene e meglio di prima).
– La consapevolezza che nulla avviene per caso, e che non è detto che qualcosa che ci sembra negativo non sia in realtà un passaggio per qualcosa di ancora più alto e adeguato a noi – lo riconosciamo sempre dopo.
– La capacità e anche la piacevolezza di stare da soli (con se stessi!) prima di coinvolgersi del tutto in un altro/a (Osho: “Solo se hai sconfitto la paura della solitudine sarai capace di amare.
Solo se ami la solitudine, ogni momento vissuto con l’altro diventa una scelta d’amore.” “Stare bene da soli è impegnativo, ma fondamentale per stare bene in due.”)
– Tanto coraggio, il coraggio di attraversare l’altro per tornare a se stessi diversi. Sempre Osho:
“L’amore è essenziale. Devi perdere te stesso per riconquistarti.
L’amore è la sola possibilità di perdere se stessi totalmente.
Quando sei perso totalmente, allora riuscirai a ricordarti cos’hai fatto.”
Grazie ancora Alan e non smettere mai di lavorare alla visione di ciò che vuoi e che meriti!
Scusa se cito sempre Osho, ma oggi ho sotto lui: “Ci vuole coraggio per amare, perché si rimane indifesi, scoperti, vulnerabili.
Quando diamo qualcosa ci aspettiamo in cambio una ricompensa, ma con i sentimenti questa strategia non funziona.
Donare senza aspettative è l’unica possibilità che abbiamo per non rimanere feriti e per incontrare, magari, chi sa apprezzare il nostro dono.
Non ci sono certezze, l’unico punto fermo in questo mare di variabili rimane la consapevolezza di aver dato tutto quello che sapevamo di poter dare. Con la coscienza a posto, non ci resta che attendere i risultati.”
Bellissima risposta, grazie mille
Grazie di cuore Ariel!