pensiero di strega

PENSIERO STREGONECCIO

UNA SVOLTA AD HALLOWEEN

In questi giorni attorno ad Halloween e in attesa del passaggio 31 ottobre-1 novembre, mi è arrivata questa intuizione.

È un po’ di mesi, pochi, che in me sembrano essersi sopite paure di luoghi, esperienze e fenomeni che un tempo ritenevo macabri, raccapriccianti o potenzialmente pericolosi.

Ecco, se vuoi che te lo riassuma in una frase, è successo questo.

Ho capito che il fantasma ero io.

Che la voce inquietante era la mia.

Che la strega ero io.

E non dal mio punto di vista, ma da un punto di vista esterno.

Che quello che la nostra cultura voleva far passare da “macabro” e che ha demonizzato in tutti i modi è in realtà in me. E sussiste e sussisteva oltretutto come esperienza di bellezza o come gesto d’amore! Ed è stato travisato!

E ora ti spiego come e perché.

Ricorda che l’ottica da dentro o da fuori cambia completamente e a breve, forse, capirai.

(Leggi anche “La donna strega”)

pensiero di Halloween
Foto di Willgard Krause

APERTURE

Grazie a una grande Donna che corre coi lupi, in un bosco mi sono ritrovata a vedere usare una vecchia ghiacciaia lugubre, umida e piena di rampicanti come cassa di risonanza per il mantra OM. Conoscevo quell’antro oscuro come un luogo tetro e non l’avevo mai pensato in quel modo fin lì.

(Puoi vedere su questi i miei video su Adele, che poi ha lasciato il corpo).

Grazie a qualcosa che si è aperto tra me e il bosco, mi sono ritrovata ad entrarci di notte senza più paura e anche a costeggiare una grande casa abbandonata che alla “gente normale” suscita i pensieri più infausti.

Gli immensi alberi secolari che un tempo mi parevano minacciosi, ora li sento essere dalla mia parte a proteggermi nei confronti dei vissuti umani.  

Spesso, in queste mie peregrinazioni, nei giorni lugubri d’autunno o di sera al buio, mi ritrovo a chiamare la mia gatta – che mi segue o si mette a giocare – con voce bambina. Ritmica, prolungata, articolata su suoni infantili. Quel tipo di voce che i film dell’orrore notoriamente utilizzano come, e ci risiamo, “macabra”, paurosa, terrificante.

Grazie alla storia degli uomini, se sento qualcuno avvicinarsi o un’auto passare, mi nascondo nel fitto.

Come tutti gli animali selvatici e come tutte le creature che ci fanno paura, niente più, niente meno. Non per attaccare, ma, al contrario, per non spaventare, per proteggere il mio dialogo con il bosco e perché so che lì sono più protetta che esposta al mondo degli uomini.

Grazie a qualcosa che mi si è aperto nello stomaco, da qualche mese non ho più senso di ribrezzo a prendere in mano insetti che prima non toccavo neanche. Se è per salvarli, mi sono ritrovata a farlo senza problemi.

Ribrezzo e rifiuto sono rientrati, nel riconoscimento totale di una differenza puramente corporea tra me e loro (e oltretutto con una separazione che è sempre e solo illusoria).

E poi, ieri notte ho sognato che stava partendo un grande incendio a casa da amici e loro scappavano inorriditi, mentre io afferravo un plaid ben visibile e disponibile all’ingresso e lo smorzavo senza né panico né alcun altro problema.

Vediamo se riesco a spiegarti.

integrazione e Halloween
Foto di Artie_Navarre

LA DEFORMAZIONE PERCETTIVA DEL BENE

Non sono certo l’unica a vivere queste realtà, questi momenti e questo modo di sentire e di esprimersi.

Il fatto è che se, per ipotesi, qualcuno dal futuro, da un piano parallelo, da uno stato di coscienza alterato indotto o da uno stato di sogno (medium, veggente, sacerdote, sciamano) riuscisse a vedermi o sentirmi in quei momenti, con il metro di giudizio della nostra cultura mi giudicherebbe immediatamente un fantasma. Uno spirito pericoloso. O una strega.

Lo stesso avverrebbe se qualcuno in carne e ossa per incidente arrivasse alle mie spalle in quel momento. Non è un caso che io, da sempre, ho sempre avuto più paura di far paura, quando vado a sperimentare il bosco, che non paura del bosco.

Riesco a rendere la deformazione percettiva che viene cucita addosso a qualcosa che era buono e basato sul senso d’amore?

Riesci a capire come abbiano dipinto le persone che parlavano con TUTTO e che TUTTO utilizzavano per curarsi e sentire e che con il TUTTO erano e sono collegate?

Riesci a riconoscere lo scarto culturale e cognitivo tra ciò che è obiettivamente e come verrebbero invece viste e percepite le persone come noi?

(Alla deformazione percettiva del bene aggiungerei a cosa è stato ridotto Halloween, da festa magico/sacra che era per i Celti nel vecchio continente a festone consumistico svuotato ddel suo significato – e tante persone ancora credono che sia una “festa satanica” inventata negli Stati Uniti!.

L’INTEGRAZIONE, NEI FATTI

Vai dentro.

Cos’è, realmente, che ti fa paura in quella scena, quella fantasia, quella sensazione, quell’animale?

Se lo capisci, nessun fantasma potrà mai farti niente, perché ci diventeresti amica, in quanto tuo simile o parte di te.

Come cancellare ogni paura. Se l’oggetto che temi diventa familiare, se lo rendi tuo parente, non lo penserai neanche più.

Questo momento dell’anno aiuta.

Da qualche mese in qua, se guardo una casa abbandonata non sento più alcun senso di macabro. E non immagino più anime perdute che potrebbero uscire di lì o farsi sentire da me, o addirittura minacciarmi. Ma quando mai, poverette. Sono già dentro di me e grazie al buio e al bosco le ho riconosciute tutte.

Vado più nel dettaglio: in realtà la sconfitta e la scomparsa della paura non sono neanche date per forza dal non immaginare più che fenomeni del genere possano capitare. Quanto dal sentire che, se capitasse, tu ora saresti perfettamente padrona della situazione.

A tuo agio. Già familiarizzata con l’esperienza. Perché, in qualche modo, la conosci già! E perché, in questa vita o in una precedente, hai già vissuto cose peggiori o più grandi.

Lo stesso dicasi per i rumori o gli esseri del bosco. Quando integri il buio, il ribrezzo, le resistenze, puoi riconoscere TUTTO come qualcosa di familiare. Perché anche tu sei fantasma.

Perché anche tu sei la voce bambina.

Perché anche tu sei strega.

Sei fatta della stessa sostanza della luce ma anche dell’ombra.

Sentirlo nella pelle diffonde un grande senso di sicurezza e di calore.

 

Ti auguro aperture e integrazione.

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