Donne libere

ESSERE DONNA FUORI DALLE RIGHE

LIBERIAMO LA FEMMINILITA’ DALLE BRIGLIE

Oggi, con questo articolo, mi piacerebbe andare a scalzare altre certezze.

Sfatare altre convinzioni.

Rovesciare altri cliché, che come tutti i cliché limitano la nostra espansione e le nostre possibilità.

Lo voglio fare perché sono stanca. Perché ho sopportato troppo. Perché, come forse anche tu, ho perso troppo tempo a causa di idee che mi hanno messo in mente e precetti e regolette cui avrei dovuto aderire per essere una donna.

Una donna piacente perché fine, contenuta, belva addomesticata e addolcita.

Una donna “accettabile” secondo la mia società.

Una donna aderente alle norme estetiche della mia società.

Una donna con tutti i punti “a posto” perché attenta a determinate cretinate a cui io stessa, che sono una donna, non avrei mai pensato.

Una donna “piacevole” perché contenuta nei ranghi, scelti spesso da uomini, o da donne finte che di bosco e istinti e selvatichezza ed essenza non sanno niente.

Femminilità fuori dalle righe
Photo by Gabriel Matula

Se parlo di donne “fuori dalle righe” non intendo osannare le anticonformiste, le arrabbiate, le ribelli ad ogni costo. Intendo semmai affermare, anche a voce piuttosto alta, che “fuori dalle righe” è proprio come siamo noi donne nell’essenza, nella nostra femminilità, laddove “le righe” sono sempre state norme patriarcali imposte, masochistiche, forzate e non allineate (visto che si parla di righe) con la nostra vera “donnità”.

Ci sono, sarei pronta a scommetterci, “linee guida” a cui anche tu ti attieni semplicemente perché “qualcuno” ha detto che, per essere una donna, bisogna fare così.

Alcune sono minori, altre rappresentano socialmente veri e propri tabù.

Vogliamo guardarci insieme e mettere in dubbio certi punti che spesso diamo per scontato?

Per esempio,

  • Che ci sia un’immagine standard a cui aderire per essere belle e attraenti.

Questo punto ha causato generazioni di anoressiche e bulimiche. Mentre a queste donne non è stato spiegato, quando erano bambine, che femminilità è qualcosa di personale e che sta proprio nell’esprimere la propria essenza profonda: unica, non standardizzabile e per questo misteriosa.

E a quelle bambine non è stato spiegato che la donna, come un fiume e come un mare soggetto ad alte e basse maree collegate alla luna, ha forme ed aspetti che si comportano come un’onda e che non possono essere cristallizzati e contenuti.

Nella vita di una donna vi sono infatti fasi di forme rotonde e fasi di dimagrimento. Vi sono fasi di espansione e fasi di contrazione. Fasi di avanzamento e fasi di ritiro – nello spazio e nella mente.

Cito dall’ottimo libro “Alle donne piace soffrire?”:

“Il dominio della mente delle donne si è realizzato per millenni attraverso il controllo del loro corpo: in primis con l’imbrigliamento della sessualità, ma soprattutto instillando nella psiche femminile la convinzione di possedere un “corpo imperfetto”, un corpo che deve subire modificazioni per assurgere alla perfezione che è invece propria dell’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio.

Il nostro corpo diventa femminile, bello, puro, degno, solo dopo modifiche quasi sempre dolorose, che correggono l’imperfezione congenita tipica del prodotto di “bassa gamma”, assemblato probabilmente con pezzi di scarto, tipo come quando ti avanza una costola. La donna concepita come una sottomarca da hard discount.

Liberiamo la donnità dai ranghi
Foto proprietà di Sonia Serravalli – Photo-Poetry

Poi:

  • Che una donna a casa sua debba essere sempre tirata a lustro e sexy.

A parte il fatto che, guarda caso, tutto ciò che corrisponde allo stereotipo di abbigliamento sexy di solito è scomodo, ma io penso che un uomo vero, di quelli che possono accompagnare una donna vera, sappia vedere bene la sensualità di un look comodo.

Il sex appeal di tessuti morbidi, di taglie abbondanti, di dettagli personali e inebrianti come morbide calze ripiegate sulla caviglia (in Nove Settimane e Mezzo funzionavano e nella nostra vita no?). Così come di un viso acqua e sapone e privo di maschere (di trucco). O come di piedi nudi al posto dei tacchi, di capelli sciolti o anche naturalmente spettinati, delle mani di lei attorno a una rotonda tazza fumante, di una luce che in quel momento filtra in un certo modo.

La sensualità è qualcosa di travolgente perché personale, perché vestita e interpretata come viene da dentro, Non segue regole standard dettate da un qualche Galateo inesistente o non saprebbe più di niente.

Poi:

  • Che non possiamo ruggire, ululare, gridare la verità della nostra opinione e pretendere che venga rispettata.

Ossia, che dobbiamo essere composte. Perché la donna è composta e dolce.

Anche questa è una grande cavolata, una verità travisata da una società maschile. La donna è dolce quando deve essere dolce. Quando deve essere leonessa, la donna ruggisce.

Il problema è che questo fa paura agli uomini, che poi si inventano le streghe.

E allora basta vivere contenute! Prima tireremo fuori la nostra vera natura (che sappiamo noi, non gli altri né tantomeno una società retta da uomini per millenni), prima si bilanceranno i poli, si arricchiranno e matureranno i maschi, si scopriranno tutte le carte, si vivrà nella verità di una vita autentica.

(Articolo: SE STESSI AL CENTO PERCENTO)

A questo proposito, con molto piacere cito un articolo di un nuovo blog femminile che mi ha colpito. Si intitola Perché ogni ragazza dovrebbe essere una riot grrrl, scritto da Sofia Righetti del blog Filosofemme. Parla del gesto scioccante e altamente simbolico della cantante della band L7 per ribellarsi alla mancanza di rispetto, per urlare fuori che la potenza femmina non è solo dolcezza e finta perfezione (1992: dopo che qualcuno dal pubblico aveva lanciato loro delle palle di fango, Donita, come segno di protesta, si infila le mani nelle mutande e tira fuori il suo assorbente interno, per poi gettarlo contro il pubblico al grido di “Eat my used tampon, fuckers!”).

Cito inoltre dallo stesso articolo:

“Ritengo essenziale per l’evoluzione di ogni ragazza entrare in contatto, accogliere ed amare la parte riot, la parte ribelle che non accetta compromessi, che non vuole sottomettersi agli stereotipi maschilisti riguardo la definizione stessa di cosa significhi essere donna, essere una femmina.”

E ancora:

“Urlate, ringhiate, fate vedere i denti, siate disobbedienti e fate esplodere la vostra energia combattendo per i vostri diritti e per quelli degli altri, siate coscienti di ciò che succede nel mondo e attivatevi per cambiarlo.”

Dobbiamo liberare la femminilità dalle norme imposte dagli altri

E condivido con te anche il bellissimo quanto attuale e pertinente monologo di Barbara Giorgi scritto per Franca Rame:

Chiamatemi Strega.

Sono certa che ti ci ritroverai.

Procediamo con la nostra lista.

  • Che i peli siano osceni.

Ma certo, siamo tutte nate glabre, lisce, lunari, divine, impeccabili e praticamente asessuate. Gli ormoni collegati al pelo sono appannaggio dell’uomo (per il quale ciò che è tabù su una donna invece, su di lui, esalta identità sessuale e attrattiva).

Vogliamo un attimo ricordare il “mono-sopracciglio” di Frida Kahlo e come la sua immagine, così com’era e senza pudori, sia diventata un’icona proprio di femminilità e di coraggiosa “donnità” a livello mondiale?

Dopo una giornata estenuante tra lavoro, famiglia e impegni e imprevisti, davvero per tutta la vita ti presterai a impazzire per ricordarti di estirpare fino all’ultimo pelo dalle tue gambe o dalle tue sopracciglia prima di uscire, per sentirti accettata dal mondo – per sentirti degna?

Liberiamo la femminilità dalle norme imposte
Frida Kahlo Self-Portrait
  • “Dopo i quaranta non è il caso di portare i capelli lunghi.”

E’ una vita che mi chiedo chi abbia diffuso questa enorme cavolata.

A parte che già l’espressione “non è il caso” mi ha sempre fatto drizzare i peli e i capelli – per restare in tema. Cosa diavolo significa che non è il caso? Offende? Imbratta? Danneggia? E poi, “non è il caso” per chi?

Per fortuna, le donne più vicine all’archetipo di donna selvaggia e alla propria essenza anim-ale ed anim-ica fanno quello che pare loro. Non si pongono stupidi limiti di numeri, date, calendari, mode e preconcetti (oltretutto, altrui). Se con i capelli lunghi si piacciono e si sentono se stesse, terranno i capelli lunghi finché vorranno. Tinti o grigi o bianchi, come parrà loro. E continueranno ad irradiare nel mondo bellezza vera, autentica, spudorata perché la bellezza non conosce pudore. E diretta da loro e non da sconosciuti e invisibili direttori esterni.

Liberiamo la femminilità reale, quella che ci è stata donata dalla natura, quella che è perché così deve essere e non perché qualcuno ha già deciso per noi come dobbiamo essere donne!

Potrebbe interessarti anche l’articolo/statuto su cosa intende il Bosco Femmina per donne vere.

Allego a questo riguardo una bella composizione della motivatrice Margherita Roncone. Gran bella donna. Di quelle che, per fortuna, non stanno ad ascoltare le stupidate enormi del tipo “dopo una certa età per una donna, via i capelli lunghi”.

E, infine, ti invito ad aggiungere voci alla mia lista nei commenti. Sono certa che ne potranno seguire ancora molte.

​ “Amo le donne capaci di esserlo.
Quelle che non hanno bisogno di tacchi per camminare sulle nuvole,
o di rossetto per rendere i loro baci indelebili.
Quelle che piangono quando si sentono perse, poi asciugano gli occhi e ricominciano.
Quelle che diventano tigri per i propri figli e poi si commuovono guardando Nemo con loro.
Quelle che basta uno sguardo per innamorarsi e si giocano il cuore anche quando sanno che lo perderanno.
Quelle che sanno ritrovarsi, ricomporre i cocci sparsi dei sogni persi e delle occasioni mancate, degli amori sbagliati e delle amicizie inutili.
Quelle che non giudicano e non sprecano tempo a parlare male delle altre, perché la vita è femmina e ci ha fatte sorelle.
Quelle che quando le giudicano sanno sorridere, perché in fondo siamo tutti diversi e il mondo è bello perché abitato da tutti, ma ne scelgono pochi, pochissimi, per condividere il proprio cielo.
Quelle che sanno fare l’amore, con gli occhi e coi pensieri, prima ancora di mischiare gli odori e scambiarsi la pelle.
Amo le donne capaci di esserlo.
Quelle che sanno partorire la vita ogni giorno.
In pigiama o perfettamente truccate, fragili nei loro dubbi o cocciute nelle prese di posizione, sognatrici o pratiche, leggere o coltissime, perfide o angeliche, ma sempre, sempre profondamente vere.
Le riconosci subito, perché,
anche quando ti sfiorano soltanto,
ti guidano oltre la pelle,
ti toccano l’anima.”

– Margherita Roncone


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3 Commenti

  1. Perché in questo articolo dove parli dell non aderire a standard di bellezza imposti, a parte un quadro di Frida khalo tutte le altre sono immagini di donne, bianche, giovani, magre, normodotato, glabre, coi capelli lunghi e le gonne totalmente rientranti nel dictat dei canoni di bellezza femminili del patriarcato?

    1. Ciao cara Camilla.
      La prima immagine mi piaceva perché mostra una ragazza scalza acqua e sapone divertirsi liberamente come una bambina. Nelle altre foto ci sono io. Quando posso mi fa piacere utilizzare foto di me o fatte da me per non usare immagini gratuite disponibili a tutti i blogger. Tutto qui, non c’era malizia in questo. Ma in futuro approfondirò e diramerò il tema il mille rivoli e in altre mille articoli, per cui ci sarà modo di mostrare un po’ di tutto. Resta che mi piace in generale scegliere immagini provocatorie e mi pare di averlo fatto, in questo articolo se non altro per i contesti delle immagini. A presto e grazie dell’intervento!

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