il selvatico

IL SELVATICO E IL “RENDERE SACRO”

IL SIGNORE DEGLI ANIMALI

Qui un accenno a chi è la divinità del “Selvatico” (archetipo fondante presente in tutte le culture, con nomi diversi) e cosa avviene se proviamo ad allontanarcene (con i risultati ben visibili sull’ambiente in primis e sulle società in cui siamo nati).

Bisogna comprendere che non si tratta di letteratura, che non si tratta di religioni, che si sta parlando di un organo fondamentale tanto quanto il cuore affinché la vita umana possa prosperare su questo pianeta. 

Questo e tanto altro in questo articolo e in questo blog sulla figura del “Selvatico” – che si coniughi al maschile o al femminile, in fondo si tratta solo delle due polarità dello stesso archetipo, senza il quale l’essere umano finisce alla deriva.

Kernunnos e il selvatico
Image by Mystic Art Design

Qui sotto, un brano per comprendere ciò che sta avvenendo nel mondo.

Tratto dal fondamentale saggio di Robert Bly, “Iron John – A book about men” (“Giovanni Ferro – Un libro sugli uomini”)

“Il salto d’immaginazione che condusse alla visione del SIGNORE DEGLI ANIMALI, in parte dio, in parte animale, è qualcosa che potremmo legittimamente definire un grande evento religioso.”

“Centinaia di storie suggeriscono l’esistenza di un antico accordo fra il regno umano e il regno animale, accordo che ha tutta l’aria di essere duro e severo, con molti diritti e molti doveri da entrambe le parti.”

“Se è così, significa allora che il Selvatico, o il Signore degli Animali, è stato associato all’iniziazione maschile per almeno quattordicimila anni.
Attraverso il rito iniziatico, gli uomini imparano:

1) Ad adorare la propria parte animale, pratica che nell’indaffarato mondo moderno fa risorgere l’antica sofferenza della vita animale, il dolore del creato, “le lacrime delle cose”, la consapevolezza di esistere fra gli opposti, e non solo in essi.

2) Infine, questo rito risveglia la capacità di penetrare la coscienza delle montagne, delle rocce, delle acque, degli alberi e dei demoni.

3) Ma, soprattutto, la devozione all’animale che muore (N.d.R. fuori ma anche dentro di sé) richiama la nozione di sacrificio (N.d.R. “sacer”, “facio” = rendere sacro) e del significato che in esso si cela.

4) Si diventa consapevoli della profondità, della ferita e della trascendenza di sé.

(Leggi anche: “Ho sognato il selvatico”)

il selvatico
Image by Mystic Art Design

Mircea Eliade (N.d.R. storico delle religioni, antropologo, scrittore, filosofo, orientalista, mitografo, saggista, esoterista e accademico rumeno) considerava IL SIGNORE DELLA CACCIA (o DEGLI ANIMALI, corrispondente maschile di Artemide/Diana) “la figura più divina dell’intera preistoria” e dunque il prototipo di tutti gli dei successivi.

Siamo tra i primi popoli della storia ad aver tentato di vivere SENZA ONORARE QUESTA FIGURA e la sua profondità, la sua ferita e la sua conoscenza in materia di giusti sacrifici (N.d.R. nulla a che fare con il concetto cattolico).

Di conseguenza, i nostri sacrifici sono diventati:

inconsci,
regressivi,
gratuiti,
indiscriminati,
massificati e
autodistruttivi.”

Tratto da Robert Bly, “Iron John – A book about men” (1990)
– Uno dei libri più importanti letti in vita mia (per chi lo desidera, mi chieda il PDF in italiano a info@soniaserravalli.com – non richiedetemelo tramite altri canali per cortesia o perdo il filo, grazie! 🙂 ).


Grazie a chiunque abbia contribuito finora scegliendo i miei libri:

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(Femminile e Maschile; Fiamme gemelle, crescita personale, spiritualità, romanzi, downshifting, poesie…)

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