IL TRAUMA DELL’INATTESO: QUANDO L’AMORE DIVENTA VIOLENZA
INASPETTATA OSCURITA’: IL VIAGGIO DALL’AMORE ALLA VIOLENZA
Questo articolo parla del trauma che possiamo subire nel sentirci pugnalati alle spalle proprio dalla persona che si amava di più.
Il tema del tradimento non riguarda certo solo la sfera sessuale, ma anche e soprattutto il colpo di scena della persona in cui riponevi la tua massima fiducia, che ad un tratto diventa violenta con te.
Verbalmente o fisicamente – per il vissuto profondo del nostro mondo emotivo e inconscio, questo fa davvero poca o nessuna differenza.
Di questo parliamo qui.
L’amore può diventare violenza in svariati casi, tra cui quello di persone:
- Dipendenti o ex dipendenti da sostanze tossiche che causano danni emotivi, neurologici e cerebrali
- Con disturbo narcisistico della personalità
- Con manie di persecuzione
- Bipolari
- (“Posseduti” – Qui andiamo sull’ambito più etereo e spirituale, ma faccio presente che se una persona è integra e sana è ben difficile che possa essere preda di parassiti energetici (esattamente come sul piano fisico). Qualunque parassita, che sia costituito da energia oppure fisico, va a risiedere laddove trova una “ferita aperta” e mai curata).
Eccetera, eccetera, anche se è quasi impossibile “categorizzare” il mondo dell’essere umano. Inoltre, i nomi di queste “categorie” cambiano a seconda dell’epoca storica.
Diciamo che a volte usiamo questi termini per capirci meglio e provare a trovare dei tratti comuni tra un’esperienza e l’altra.
Dobbiamo però sempre ricordare che a volte i tratti comuni si sommano, si sovrappongono o si modificano nel tempo, e che ogni essere umano è un universo a sé, unico, esclusivo e in trasformazione.
LA PIU’ PROFONDA FERITA
Partiamo dal riconoscere quello che ci ha colpiti/e.
Assistere alla scena della persona che amiamo che di punto in bianco cambia espressione, diviene irriconoscibile e inveisce contro di noi è un trauma. Senza sé e senza ma.
Non mi riferisco qui alle normali liti: le liti sorgono da un discorso logico. Differenze di vedute, modi diversi di affrontare un problema, incomprensioni momentanee, incompatibilità analizzabili.
Nel caso della violenza nella coppia, il discorso così “logico” non pare, ossia: sicuramente la reazione così eccessiva di una persona avrà un suo disegno logico dietro (ferite, tradimenti, traumi passati), ma questo ha radici talmente profonde e lontane da non appartenere alla logica della relazione di quel momento.
(Leggi anche: “Uomini maltrattanti – donne, però, basta…”)
La persona che subisce queste scene, o trattamenti (grida, pugni sui muri o sul tavolo, violenza su animali o oggetti, offese, umiliazioni, demonizzazioni, quando non spinte, pugni, calci o schiaffi), non può realmente comprendere cosa abbia innescato una reazione tanto esplosiva. Al punto da non essere più contenuta e da diventare pericolosa e dannosa.
Non c’è amore che tenga: in questa dinamica, le due persone non potrebbero trovarsi più separate e più lontane.
La persona che usa violenza è come “posseduta” da una sua dinamica vecchia o antica – e, appunto, sua. La reazione è iperbolica, esagerata o estrema rispetto allo stimolo che la innesca (a volte, una semplice frase). E non può in nessun modo capire o mettersi nei panni di chi subisce: è troppo presa dal sopravvivere alla sua ferita e in questo momento tu potresti essere vissuto/a come nemico/a.
L’altra persona non è parte della stessa dinamica e vive questa “possessione” in svariati modi – massima perplessità, preoccupazione, incredulità, incomprensione, tentativi di reazione o allontanamento, ricerca o richiesta di spiegazioni, eccetera.
Mi preme sottolineare che le avvisaglie di solito sono tante e che questi episodi sono ricorrenti e peggioranti: purtroppo, senza un lavoro su di sé, la situazione può solo degenerare.
Condivido qui un post che avevo scritto per i social, dove metto in luce alcune caratteristiche che differenziano una semplice lite dalla presenza di violenza sull’altro/a:
NO, NON È SOLO UNA LITE
Quando una delle due persone in una relazione usa violenza fisica o verbale, no, non è una lite normale.
No, non è una cosa che passa da sola.
No, non è un “lo fanno tutti”.
No, non ne sei responsabile tu.
E no, non puoi essere tu a guarire, assorbire, contenere, incanalare o trasformare quella rabbia.
La violenza e la mancata gestione della rabbia hanno radici vecchie o antiche, nulla di ciò che tu possa fare o essere può meritare questo e giustificarlo.
Quando una delle due persone in una relazione usa violenza fisica o verbale, no, non è solo una discussione.
No, non è la casualità di una volta e poi mai più.
No, non è qualcosa che puoi gestire tu.
No, non rientra nell’amore – rientra nell’amore ferito, non da te, ma da un genitore o chissà chi altro, in altri tempi, in altri spazi.
E no, a volte l’amore non basta.
E se la persona che ha “perso le staffe” non desidera farsi aiutare in un qualunque percorso di consapevolezza e guarigione, le sporadiche esplosioni peggioreranno ogni volta, e no, la spirale della rabbia non si ferma con l’amore.
Si ferma con la consapevolezza.
In assenza di volontà e consapevolezza, allontanati senza remore. Perché tu, senza la collaborazione dell’altro/a, in questo non puoi proprio niente.
VIE D’USCITA PER LA PERSONA VIOLENTA
Se qualcuno non è in grado di gestire la propria rabbia repressa, il proprio bambino interiore ferito, i propri traumi passati e le proprie emozioni, e ciò porta, nel tempo, a questo risultato, non dovrebbe esitare a cercare aiuto. Purtroppo, chi porta in sé queste dinamiche quasi mai lo fa, perché non ne riconosce la gravità.
È praticamente impossibile uscire da dinamiche tanto fuori controllo da soli, specialmente se si viene da un passato pesante o se si è fatto uso di sostanze.
Tra queste, vorrei far notare che l’alcool è l’unica sostanza che il nostro corpo non è in grado di digerire, in quanto non presente in natura, e che brucia cellule cerebrali che non potranno mai più riprodursi.
Vorrei fare presente che se ne parla ancora troppo poco e che, a seguito di questi danni, difficilmente una persona potrà riprendere il timone della propria vita, per un’esistenza appagante e pacifica. A meno che non segua un percorso guidato di auto-responsabilizzazione e guarigione delle proprie ferite interiori.
Faccio infine presente che questa sostanza, l’alcool in tutte le sue forme, che viene liberamente venduta e pure pubblicizzata, ha impresso il suo timbro su intere ere umane, su generazioni di famiglie, su milioni di violenze domestiche e annebbiamenti mentali e che la storia umana tutta, senza questa droga, sarebbe stata ben diversa.
Eppure, di questo nessuno parla – si combatte il patriarcato e si continua a fare finta che una cosa del genere sia accettabile.
In ogni caso, se una persona che vive queste “esondazioni” di energia distruttiva non si fa aiutare, per il proprio bene in primis, e per il bene delle proprie relazioni, continuerà a non capire perché tutti presto o tardi si allontanino da lei.
A dare la colpa agli altri.
E a vivere da vittima.
Chiedere aiuto non è una vergogna: è un atto di grande amore verso se stessi e verso gli altri. È il darsi la possibilità di liberarsi.
VIE D’USCITA PER LA PERSONA CHE HA VISSUTO QUESTO TRAUMA
Se ci fai caso, trauma genera trauma: praticamente, una persona traumatizzata è arrivata a fare del male a te, e ora un trauma l’hai sviluppato tu.
Così come, a volte, il “morso” di un narcisista, vampiro energetico, può far diventare “vampiro” te, nel periodo successivo.
È bello comunque sapere che così funziona anche la crescita personale, l’espansione della coscienza e della consapevolezza. Si ampliano e sono contagiosi verso coloro che possono assorbire e recepire.
Uno dei passaggi più dolorosi in questo vissuto, oltre a quanto espresso sopra, è che la persona che ha usato, o che usa ciclicamente, violenza, RIMUOVE parte di ciò che è accaduto.
Quando gli/le fai presente cosa è successo e cerchi di metterla davanti alle proprie responsabilità per il proprio comportamento, o per parole dette, certe persone arrivano a NEGARE di averlo detto o fatto.
Certe persone arrivano a chiamare “spinte” o “schiaffetto” delle botte che hanno inferto alla parte lesa occhi neri, ferite o fratture. O negano di avere detto frasi che ricordi benissimo.
Non stanno mentendo, stanno cancellando. Non sono in grado di vedere la realtà: ora siete più separati che mai e il primo e l’unico passo da fare è di prenderne atto in maniera integra e risoluta, senza sé e senza ma.
Il peso della propria energia distruttiva sarebbe troppo da guardare diritto, da ammettere e da riconoscere. Questo è uno di quei passi che richiede il supporto di qualcuno di esterno – di fronte a questo, tu non puoi niente.
Preso atto di questo, come nel mio scritto precedente, devi assolutamente, qui ed ora:
- Rinunciare a qualunque ruolo di “crocerossina” o “salvatore” o “salvatrice” possa averti investito fin qui
- Prendere atto del fatto che ogni individuo adulto è completamente responsabile di propri atti e parole, non tu – qualunque sia il suo percorso e il suo destino
- Acquisire l’umiltà di comprendere una volta per tutte che non puoi aiutare chi non vuole essere aiutato. Anche se questo significasse perderlo.
- Avere l’umiltà di comprendere che le parole non bastano e che neanche l’amore basta. Quello puoi continuare a provarlo, sul resto non hai nessun potere.
- Allontanati senza alcuna remora se non vi è collaborazione, reciprocità e ascolto nel trattare il problema, lucido riconoscimento della questione.
ELABORAZIONE DEL LUTTO
La fase successiva potrebbe farti vivere anche momenti di pianto, reazioni creative, morti e rinascite, incubi notturni, ulteriori comprensioni e/o anche acciacchi fisici (cadute emotive del genere abbassano di botto le difese immunitarie, oltre a scombinare il sistema ormonale).
Insomma, l’inconscio, come sempre, dovrà “digerire” e metabolizzare quanto successo, facendo il suo lavoro.
Uno dei disturbi tipici che potrebbe insorgere è una contrattura alla schiena, che sta a simboleggiare la “pugnalata a tradimento”, dietro, dove non la potevi vedere arrivare.
Un altro dei tratti più difficili di questo viaggio è il dover riconoscere che non siamo state/i in grado di proteggerci: che qualcosa dentro di noi ci ha portato a vivere una situazione di pericolo o comunque una relazione tossica, distruttiva, non edificante, non pacifica, non armoniosa.
Quindi, dovremo anche curare e recuperare la fiducia in noi stesse/i. In questo, ritengo che prendere coscienza profonda dei punti elencati sopra sia un ottimo strumento: prendere atto dei propri confini.
UOMINI? DONNE?
Questo articolo è sia per donne che per uomini.
Entrambi i generi, naturalmente, possono aver accumulato traumi. E se questi non vengono elaborati, e le ferite interiori non vengono viste, trattate e guarite, entrambi possono perdere il controllo delle proprie emozioni e diventare soggetti distruttivi nella relazione.
La manifestazione di violenza fisica, incluso il fare “la voce grossa”, è molto più diffusa negli uomini semplicemente per il fatto che l’energia maschile è per sua natura un’energia centrifuga, di azione, di esternazione, un’energia diretta più simile all’elemento fuoco.
La manifestazione di violenza di tipo verbale o manipolativo è più diffusa nelle donne semplicemente per il fatto che l’energia femminile è per sua natura un’energia centripeta, sottile, intima, elaborata, un’energia indiretta più simile all’elemento acqua.
Ciò non significa che entrambe le manifestazioni non possano venire agite da un uomo o da una donna, a seconda dei casi e di un numero innumerevole di concause.
Sia fuoco che acqua, se non scorrono in modo sano e libero o se vengono compressi, possono fare danni enormi.
E ciascuno è responsabile di sé e di quello che produce nel mondo.
Ritengo che il fenomeno di “voler salvare naufraghi” riguardi soprattutto le donne e che raggiungere la consapevolezza e l’umiltà della propria posizione (la coscienza del proprio potere e la coscienza di dove non è affatto territorio suo) sia determinante per risparmiarci per tempo spiacevoli sorprese.
Ritengo inoltre che solo uomini e donne consapevoli insieme possano condurre le “pecorelle smarrrite” verso una vera guarigione. Non può farsene carico solo uno dei due poli della coppia, non ci può riuscire da solo/a e soprattutto non senza un consenso e riconoscimento dell’altro/a.
POSSIBILI PERCORSI DI GUARIGIONE E CONSAPEVOLEZZA
Possibili strade da intraprendere per uomini:
psicoterapia, frequentazione di gruppi di autoguarigione (Centro Uomini Maltrattanti, Alcolisti Anonimi, e altri), allineamento spirituale, guarigione spirituale, frequentazione di cerchi di uomini, con possibili pratiche di iniziazione.
Possibili strade da intraprendere per donne:
psicoterapia, frequentazione di gruppi di autoguarigione (Alcolisti Anonimi e altri), allineamento spirituale, guarigione spirituale, seminari sul tema.
Possibili strade da intraprendere per chi ha subito:
psicoterapia, frequentazione di gruppi di autoguarigione (es. AlAnon), centro antiviolenza locale (in rete vedi Di.Re), allineamento spirituale, guarigione spirituale, seminari come quello che sto proponendo io sul “Patriarca interiore”, costellazioni familiari, eccetera.
Puoi scrivere la tua esperienza nei commenti qui sotto o aggiungere consigli su gruppi o percorsi utili per tutti, grazie e buon viaggio verso guarigione e consapevolezza a tutti.
Altra sincronicita’ con questa pagina, pensavo proprio ora a che ferite mi porto dalla mia ultima relazione e che ancora non ne una dopo ormai 6 anni. E ho compreso e rivisto i motivi…
Non aver avuto gli strumenti per “difendermi” e aver creduto a critiche gratuite e violenza verbale mi ha portato a chiudermi e a non aver alcuna fiducia..
Grazie per questo articolo
Spero tu potrai recuperarti, grazie del tuo contributo!