Lakshmi e l'abbondanza

LA DEA LAKSHMI E L’ABBONDANZA

IL TABU’ DI AMORE E DENARO

PRENDERE E’ VERGOGNA

Secondo il pensiero tantrico, il flusso di dare e avere è regolato dalla dea Lakshmi. (Ne parlo a fondo nel mio libro: “Gemelli tantrici“).

Che esso sia rappresentato da un interscambio di sentimenti o di denaro, di beni o di servizi o di energia in natura non fa nessuna differenza: esso è una manifestazione del divino che, sceso nel mondo, si è fatto movimento.

Tutte le scuole di pensiero, inclusa la psicologia, considerano il denaro come un potente simbolo della linfa vitale, come una discriminante nei nostri rapporti tra noi e noi e tra noi e gli altri e come il correlativo oggettivo del sangue, dell’acqua, del flusso ondulatorio che permette la vita. Anche se ciascuna scuola di pensiero lo esprime in modo diverso.

Scambio dare e avere
Image by Gerd Altmann

Che si tratti di flusso di denaro o di emozioni, di sangue o di altri componenti organici o minerali, o di energie sottili, se tale flusso non ha un buon bilanciamento tra il movimento in uscita e il movimento in entrata (la solita dualità nei due apparenti opposti complementari), si crea uno scompenso di qualche tipo.

@ Nel mondo corporeo si crea un disturbo fisico o una patologia.

@ Nel mondo emotivo si crea un rapporto gerarchico, e quindi inclinato, tra le parti maschile e femminile di noi, o tra noi e un’altra persona – con conseguente sofferenza. Cuori chiusi, apatia, schiacciamento, sbilanciamento verso l’interno o emorragie emotive, sbilanciamento verso l’esterno.

Anche nel mondo dei sentimenti ci è stato insegnato che “non ce n’è per tutti” (un’altra delle più grandi falsità di tutti i tempi – consiglio le meditazioni sull’abbondanza di Chopra).

@ E nel mondo materiale e sociale, uno squilibrio nel movimento in-out del dare-avere porta a eccessi compulsivi, oppure a stati di mancanza, povertà e miseria.

Parlo di Lakshmi anche nel mio ultimo libro, Gemelli Tantrici:

Inutile dire – ma lo ripeterò – che tutto quello che avviene nel mondo fisico e materiale è già avvenuto a monte dentro di noi, quindi riproduciamo fuori uno squilibrio che era già presente nelle nostre energie e nei nostri pensieri.

Uno degli aspetti che più mi ha sorpreso nel mio spietato lavoro su di me, degli ultimi tempi in particolare, è stata la scoperta di quanto l’argomento denaro sia un tabù nella nostra società e di quanto sia stato distorto e reso delicato come una specie di patata bollente.

Pare che purtroppo tanti secoli di una religione restrittiva, punitiva e limitante abbiano inculcato nel nostro inconscio la convinzione che il denaro sia sporco e vergognoso e che, in generale, una persona sia più seria e più “pulita” se non lo manovra o se ne possiede poco. Soprattutto nel mondo olistico e spirituale!

carenza
Image by Engin Akyurt

Per esempio, infinite sono le critiche che ho udito sul conto di Osho per via delle auto di lusso di sua proprietà – sempre persone che parlano senza cognizione di causa, senza sapere che esse fossero doni e senza riguardo dei milioni di persone a cui questo Maestro ha cambiato l’esistenza, anche predicando l’abbondanza per tutti e la mai-sudditanza.

In generale, siamo abituati a criticare, a giudicare e ad attaccare subito, quando si tratta di abbondanza altrui. Certamente essa deve nascondere qualcosa di diabolico. Certamente qualcosa là sotto puzza. Non è questo quello che la Chiesa ci ha ripetuto per secoli? Al punto che nel ventunesimo secolo lo riproduciamo noi, come se si trattasse di parole e convinzioni nostre.

L’archetipo-Lakshmi, invece, sta lì davanti a noi come un’alba, come un cielo stellato talmente abbondante di gemme da non riuscire a contarle. E lo fa senza vergogna e in piena “pulizia”, in pieno equilibrio – l’equilibrio naturale delle cose.

LakshmiLa frequenza-Lakshmi ci porta a vedere come questo flusso sia primordiale e, come tale, non giudicabile, non appartenente alle categorie delle leggi umane. Esso regola la respirazione, il flusso sanguigno, la pompa del cuore, le fasi dei fiumi, le fasi delle esperienze, le stagioni, il giorno e la notte, il suono stesso del cosmo, la contrazione ed espansione dell’universo prima e dopo il big bang… La natura conosce bene Lakshmi e non le pone limiti.

Il settore denaro non è sottraibile a tale movimento ondulatorio naturale. La vita stessa si plasma attraverso questo passo – il passo che è stato deciso agli albori di tutto. Se non ci prendiamo cura e non guariamo il nostro rapporto con il denaro, tutto il resto del lavoro fisico, psichico e spirituale su di noi non basterà.

Il settore economico rappresenta la nostra realizzazione, un diritto di nascita, l’”io sono” del primo chakra, le radici, il nostro fondamento come esseri divini incarnati in un corpo, con le sue esigenze relative al mondo fisico.

Non solo il denaro e l’abbondanza materiale non hanno proprio nulla di sporco, ma sono appunto la manifestazione fisica dell’abbondanza energetica e interiore. “Come sotto, così sopra. Come dentro, così fuori”. Sono le leggi di base di tutto il sapere alchemico e misterico, riecheggiate in tutto il globo attraverso tutte le lingue antiche.

Questo flusso, che riguardi i sentimenti, le esperienze, i servizi, i beni materiali o i soldi, non ha proprio niente di morale/amorale e il suo sostentamento si basa su una buona corrispondenza tra ciò che da noi esce e ciò che in noi entra.

Dobbiamo imparare a dare e imparare a ricevere. Nella giusta misura. E non possiamo farlo basandoci sulla nostra singola personalità. L’archetipo della dea Lakshmi è una di quelle chiavi energetiche che ci permette si sintonizzarci sul giusto equilibrio tra queste due fasi d’onda.

Per essere o diventare persone realizzate, dobbiamo imparare a metterci nei panni degli altri e a dare loro tutto ciò che il nostro cuore sente di dare.

Nello stesso tempo, dobbiamo imparare a ricevere, convincerci del bene e dell’amore che meritiamo, amarci per primi, comprendere che l’abbondanza è il nostro stato naturale e di diritto, lo stato da cui veniamo e che avremmo riprodotto nel mondo, se non ci fossimo dimenticati di chi siamo e delle nostre vere potenzialità, quando smascheriamo la paura e lasciamo i canali aperti.

E’ molto importante su questo il mio articolo Dio funziona se funzioni tu.

Faccio notare che nel tempo non siamo solo caduti fuori dall’equilibrio naturale delle cose nel campo economico, ma anche corporeo, se osserviamo i malesseri della nostra società: addirittura siamo riusciti a dimenticare la cosa più importante e significativa della nostra esistenza nella terza dimensione, cioè come si respira. Sono certa che il respiro contratto non sia che una delle rappresentazioni del disequilibrio che stiamo vivendo tra il dare e l’avere (inspirazione ed espirazione).

LA DEFORMAZIONE NELLA DEFORMAZIONE

Poi, c’è una deformazione nella deformazione. Lo squilibrio nelle idee sull’economia personale e sui propri diritti di nascita (benessere, appagamento e abbondanza) si è propagato nel mondo delle professioni e ora non basta dare per ricevere: ora dipende da quale maschera indossi nel dare.

Perché scegliere quella del dipendente o di un qualunque mestiere tradizionale è considerato morale, mentre se una persona viene liberamente pagata (brutta parola, eh? Chissà perché…) per fare del bene agli altri (del bene effettivo, dichiaratamente da chi riceve il servizio), parte del branco le si scaglia contro bannandola come amorale, marcia, non accettabile. Dovrebbe andare “in miniera”.

Ancora la caccia alle streghe. Pare che “il bene” debba essere fatto gratuitamente.  A meno che tu non sia un medico (la “casta” che, in origine, alla caccia alle streghe ha proprio dato avvio, in quanto scomode concorrenti nel “business” medievale della salute).
Lo so perché anch’io avevo questo atteggiamento in passato. Non si capisce perché un servizio visibile (ad esempio, imbiancare le pareti) o un bene tangibile (un’auto, un medicinale, un qualsiasi prodotto acquistabile) debbano valere mentre uno scambio che non si vede (energie, guarigione, lezioni di vita, crescita, riequilibrio dei chakra, scambio empatico, eccetera) ma che opera un cambiamento reale nella vita del “cliente” o “paziente” non debba avere un valore monetario corrispondente (giusto, equilibrato, ma che esista).

appagamento e abbondanza
Image by Stefan Keller

Non si può prescindere da uno scambio.

Dare solo o prendere solo crea una frattura energetica in sé e verso la persona che si è “servita”, e queste fratture hanno sempre conseguenze.

Naturalmente, visti i nostri trascorsi religiosi e culturali, l’ambito che è stato più colpito è quello del “ricevere”, del restare aperti e riuscire a ricevere tutto l’amore, i lussi e il bene che ci spettano e che meritiamo.

Gran parte degli esseri umani non hanno la più pallida idea di come fare né di poterlo fare.

All’altro lato, il troppo “prendere” è stata solo un’aberrazione di una disfunzione che si è creata in questo primo punto (“non puoi fare sempre quello che vuoi”, “non puoi avere tutto: devi scegliere”, “non ce lo possiamo permettere”, eccetera).

L’etimologia sarà diversa, ma è buffo notare come qui si parli di “flusso” e come “denaro” in arabo si dica proprio “flus”. Ironia della sorte.

Sono sempre più convinta che il diritto di nascita di guadagno, realizzazione e abbondanza di una persona siano un profondo tabù nella nostra società, forse più grande di quello del sesso – a cui guarda caso a livello chakra-le, energetico, è collegato.

È meglio che iniziamo a farci caso, a notarlo e ad annotarcelo, perché senza un allineamento sia corporeo, che emotivo, che materiale (interiore ed esteriore), senza darci il giusto valore, non possiamo avere nessun allineamento, nessuna realizzazione piena del nostro potenziale.

La nostra società non può continuare a pensare di esistere né tantomeno di evolvere tagliando fuori i primi due chakra (esistenza, creazione e sostentamento) e scordando fuori Lakshmi.

Ciò non può che continuare a causare:

  • sconvolgimenti ambientali.
  • Disequilibri umani, con il divario spaventoso tra poveri (convinti che quello stato di sottomissione sia loro proprio e di non meritarsi di più) e ricchi (in gran parte oltremodo infelici o depressi, perché non in contatto con il senso di appagamento).
  • L’impossibilità di raggiungere un vero equilibrio tra il Maschile e il Femminile in società, nella coppia e dentro di noi.

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