LA CAMPAGNA E IL SOLSTIZIO

IL CORPO E LA CAMPAGNA

Nei giorni attorno a Litha, solstizio d’estate (e uso il nome di questa festività anche se non appartengo solo alla Wicca, ma anche al Cristianesimo esoterico, ai Tantrika, al Sufismo, al Taoismo e a tutti) mi viene da raccontarvi che sono cresciuta in campagna e quale ventaglio sensoriale ciò abbia sviluppato in me.

Il mio contatto con la campagna aperta iniziò a cinque anni, grazie a mia nonna paterna e poi a suo figlio (mio padre).

Allora, scrivevo interi poemi ai pioppeti, ai fossi e le sue rane e ai campi di grano.

Da allora, ogni volta che torna la stagione calda torna a verificarsi una fusione tra me e la terra.

21 giugno solstizio

Negli ultimi anni, anche molto tra me e l’acqua (lago, fiume, mare).

E allora, tutte le categorie umane decadono, non ci riguardano, e mi chiedo a chi servano o chi ci creda veramente.

La separazione dal nostro intrinseco lato selvatico (che è anche e soprattutto vivere a fondo il corpo, a contatto con gli elementi, sentendo la sacralità che li sostiene) ci ha portati a concepire “lo sporco” al posto della terra sotto i piedi scalzi, “lo sporco” al posto della sabbia e della polvere che ci accarezzano e che creano un ponte tra noi e l’ecosistema, in modo da non farcene sentire sconnessi.

“Lo sporco” al posto del pelo che i nostri gatti perdono in questo periodo, gatti che io mi abbraccio sia sul prato, sia nel letto. E i cani, se ci sono cani.

E “il disgustoso”, addirittura, al posto di sensazioni molto sottili e preziose che ho imparato a modulare negli anni.

natura estate Litha
Photo-Poetry

La ragnatela sul volto e sulla pelle delle braccia attraversando un bosco di notte; le zampine dell’insetto che cammina sulle gambe o sulla schiena, quello che salta, che tipo di pressione esercita, di che insetto si tratta, di che momento, di che situazione, sua e mia.

Ho appena scoperto che perfino le feci di pipistrello, dalle nostre parti, profumano di sottobosco, sono un potente fertilizzante e toccarle non comporta pericolo (insomma, sono solo insetti digeriti, già tornati terra!). Dovremmo ripristinare e proteggere i pipistrelli, animali magici tutti da scoprire e unico mammifero volante.

(Cult movie e letteratura hanno letteralmente demonizzato questi mammiferi dell’aria. Eppure, negli oltre 50 milioni di anni della sua storia evolutiva, ha sviluppato soluzioni davvero ingegnose per la sua sopravvivenza. Da un sistema sonar integrato per trovare le prede, ad ali agili che permettono il volo orizzontale più veloce di qualsiasi animale sulla terra. Scopriamo che cosa rende così straordinario questo mammifero volante. “Articolo QUI)

È con tutti questi sensi aperti che resto con più pelle nuda possibile, da allora, a galleggiare su un lago, o a nuotare tra le onde del mare o a godere del calore del sole sull’erba, per terra, sulla sabbia, nell’acqua.

L’inverno, chiusa dentro strati di scarpe e vestiti, soffro molto di questa mancanza.

Sto facendo l’amore con Dio e qualcuno lo chiama “sporco”.

Sto comunicando con Madre Terra e i suoi esseri, e qualcuno lo trova “disgustoso”.

Dov’è, esattamente, che vi siete persi?

Da qui riesco a distinguere l’ora del giorno dall’odore della terra.

Gli umori dei campi, degli alberi e della campagna cambiano a seconda del grado di umidità e della rifrazione della luce.

estate in campagna
Foto di Jill Wellington

Tutti i miei sensi hanno imparato da allora, e ogni anno di più, a distinguere tra decine di gradi di ogni

espressione tattile (zampe, foglie, ragnatele, ali…),

uditiva (verso di uccelli, versi di animali in genere e loro diverse modulazioni a seconda del messaggio e dell’età…),

olfattiva (infiorescenze e fiori mese per mese, frutti, verdure, resine, terricci, sottobosco, paglia, legumi, cereali, tuberi, persone, pelli, capelli, secrezioni, foglie, aghi, escrementi, humus, cadaveri…),

visiva (gradazioni di luce, colori che cambiano a seconda della latitudine e del vento, lo spettro delle ore, forme, riflessi, movimenti, ombre…).

Cos’è che vi siete scordati?

Cos’avete perso?

Dov’è che avete avuto paura di tutto questo bendidio, o paura di voi stessi?

(Leggi anche: “Perché il bosco fa bene e perché fa paura”)

Da che momento avete percepito il vostro corpo come un nemico e allora proiettato disgusto e pericolo su altre creature?

Cerco di risparmiare le farfalle annaffiando le rose. Alla pianta che mi avevi regalato tu, aggiungo un po’ del mio sangue, che non vada sprecato. La terra beve dell’acqua piovana e beve di me.  Ci ringraziamo.

Sposto i ragni fuori casa – l’inverno convivono con me o fuori morirebbero – tenendone appena qualcuno come aiuto contro le zanzare (che, peraltro, quasi non mi pungono da anni). Parlo con le piante. Accarezzo, annuso, abbraccio. Ammiro i rettili nei fossi, quelle poche volte in cui si fanno vedere, sognando la vipera.

Non gioco con il fuoco, il fatto è che non ho disimparato a distinguere tra quando la natura si fa bellamente i fatti suoi (quasi sempre) e quando, perché lo ritiene necessario, potrebbe incenerirci.

Potrei morire in ogni momento perché sono viva.

Amo con ogni cellula e loro mi riamano. È la cosa più semplice e spontanea del mondo. Dov’è che ci avete lasciati?

Amo, amo, e Li adoro tutti.


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